LA PROPOSTA
Il progetto di Alessio Planeta: “Un unico marchio per i vini prodotti nell'Agrigentino”. Marilena Barbera: “Ma perché non utilizziamo quelle già esistenti?”
Verso la Doc Terre Sicane?
Un'unica Doc che riunisca quelle già esistenti nell'Agrigentino. La proposta è stata lanciata da Alessio Planeta, imprenditore della zona, nonché presidente della Strada del vino Terre Sicane, nel corso del premio “Donne e vino” delle Terre Sicane. Dunque addio alle Doc Menfi, Sambuca di Sicilia, Santa Margherita Belìce, Sciacca, Contea di Sclafani, al posto della quale nascerebbe la Terre Sicane?
“Almeno provarci” dice Planeta. “Queste cinque denominazioni vengono poco utilizzate, alcune rischiano addirittura di decadere, come Sambuca e Santa Margherita, e d'altra parte ci sono pochi produttori che le rivendicano”. Ma quale può essere il beneficio di una unica Doc più grande piuttosto che le cinque già esistenti? “Tutto parte da più lontano” continua l'imprenditore -“All'inizio, con il boom del nostro vino, si vendeva la “Sicilia”. Oggi il compratore vede la nostra regione come un insieme di territori, alcuni dei quali vanno valorizzati. Queste aree cui i compratori sono interessati corrispondono a quelle in cui ricadono le cinque Doc di cui parliamo e dove esistono diverse aziende di una certa importanza”. Da qui l'idea di unificarle. La zona della nuova Doc, poi, combacerebbe anche con la Strada del vino, “potrebbero essere messi insieme certi strumenti di promozione unitari, unendo le forze del Consorzio Doc e la Strada del vino, avendo così più energia”. Le adesione non mancano. “Qualcuno ha già detto sì” spiega Planeta “altri sono discordi. Ma queste cose vanno maturate. La Sicilia del vino è cambiata. Questi strumenti sono utili per il futuro del vino. Secondo me il territorio delle Terre Siciane può diventare un distretto dell'enoturismo che può diventare un polo molto importante. A questo punto dipende tutto dai produttori, ma vogliamo sostituire i campanili per fare una grande torre” conclude Alessio Planeta “In più la nuova legge obbliga alla creazione dei consorzi che devono avere un ruolo di controllo, strutture che costano e se non ci sono dietro i produttori, come possono andare avanti?”.
Tra chi spinge, invece, per un maggiore uso delle Doc già esistenti c'è Marilena Barbera, altra produttrice dell'Agrigentino: “Soltanto lo 0.67 per cento delle Doc della zona viene imbottigliato” spiega. “Trovo ci sia mancanza di interesse e di consapevolezza su cosa le denominazioni di origine possano dare. Qualcuno può dire che la mia azienda è piccola e che vendere 120 mila bottiglie è facile, invece io replico che noi puntiamo alle nicchie, a un mercato di alta qualità e dunque le difficoltà si incontrano ugualmente. Allora quale può essere la soluzione? ?Innanzitutto verificare che si imbottigli in Sicilia il vino prodotto qui e poi prevedere disciplinari rigidi, tenendo conto che dentro il vino c'è uno stile di vite, l'appartenenza e una forte identità territoriale”.
Marco Volpe