L’INCHIESTA
Aumentano ogni anno gli appassionati in Sicilia. Casalinghe, professionisti, giovani e grandi accomunati dall'amore per i boschi, le passeggiate nel verde e dalla cultura dell'ambiente. Tutti alla ricerca dei sentieri meno battuti per la raccolta di porcini, ovuli e prataioli
Andar per funghi
Nel nord Italia i posti dove trovarli sono indicati su alcuni gps, per qualcuno è moda rivelare, come regalo originale e prezioso, un luogo poco battuto per raccoglierli, ma per tutti il contatto diretto con la natura e le passeggiate salutari nei boschi e nelle campagne sono le motivazioni che spingono ad andar per funghi. Una passione coltivata da moltissime persone anche in Sicilia.
Tanti, sembrerebbe strano a dirsi considerate le temperature, sono i funghi che si possono trovare nell’Isola. Uno studio del 2004 dell'università di Palermo sulla biodiversità fungina nella provincia del capoluogo siciliano ha censito più di mille specie di funghi.
“Di solito si inizia facendo un’escursione con gli amici e poi ci si entusiasma tanto da non poterne più farne a meno”, dice Mario Tamburello, presidente dell’associazione Gruppo micologico siciliano, una delle quattro associazioni di micofili che hanno sede a Palermo. “La passione per i funghi in Sicilia nasce da una decina d'anni, prima c'erano solo fungaioli, in altre parole chi raccoglieva solo alcune specie come i porcini o il 'Basilisco' delle Madonie, cioè il 'Pleurotus Nebrodensis'. Poi sono nate le prime associazioni di micologi e studiosi”. In Sicilia le associazioni che raccolgono gli appassionati di funghi sono quindici e di queste, quattro sono a Palermo. La più antica è il Gruppo micologico inzenga che prende nome dall'omonimo micologo palermitano, che, nell'Ottocento fu il primo a parlare dei funghi siciliani. Se la più recente è stata da poco fondata a Sferracavallo, le altre associazioni storiche sono Micelia e il Gruppo micologico siciliano, una onlus che raggruppa più di cento iscritti di ogni età, sesso e ceto. “I nostri soci vanno dal contadino che lavora la terra al funzionario della Regione o dell'ufficio delle Entrate – continua Mario Tamburello -. Uno dei nostri soci è il professore Giuseppe Venturella, docente di Micologia alla facoltà di Agraria di Palermo e presidente onorario è la signora Hilde Fiutem, la 'mamma dei micologi' d'Italia”.
In Sicilia si può andare a funghi da ottobre a dicembre inoltrato e in primavera. Il porcino più comune è quello nero. “Il 'Boletus Aeurus' è un boleto che cresce solo nel Mezzogiorno – spiega Tamburello -. Qui i porcini si possono trovare nel bosco della Ficuzza, a Castelbuono, a Santa Maria del Bosco in provincia di Agrigento tra Sambuca e Contessa Entellina, o sulle Madonie”. Ma in generale sono tanti i generi di funghi – come il Prataiolo, l'Amanita Cesarea cioè gli ovuli, il Chiodino, i Lattari, le Russule, i Tricholomi o la Macrolepiotea Procera (le “mazze di tamburo”) per citarne solo alcuni – in cui ci si può imbattere passeggiando nei boschi siciliani. Senza dimenticare quelli velenosi come la famigerata Amanita Phalloides o il Boletus Satanas. Se fino a pochi
anni fa, nella nostra regione la raccolta dei funghi era un'attività libera e senza regole, ora è disciplinata da una legge regionale che ne stabilisce le condizioni e le norme di comportamento. Tra le altre cose, questa legge prevede il rilascio di un tesserino di autorizzazione alla raccolta dopo aver frequentato un corso base di avvicinamento al mondo dei funghi ed educazione all'ambiente. A Palermo questi corsi sono tenuti periodicamente da tutte le associazioni di appassionati. Il 'Gruppo Micologico Siciliano' proprio in questo periodo ne organizza uno con escursioni e lezioni dedicate alle specie fungine più diffuse, con particolare attenzione alle specie tossiche confondibili con quelle commestibili.
A pensarci bene la micologia – intesa come scienza studia i funghi sotto molteplici aspetti – è una disciplina abbastanza recente ma qualche secolo fa, un semplice fungaiolo come Seneca, prima ancora di studi e tabelle ministeriali, parlava già dei boleti come di un “cibo molto pregiato, stuzzicante l'appetito, anche di coloro che sono già sazi”.
Junio Tumbarello
Per raccoglierli serve il tesserino
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ecco dove |