IL PRODOTTO
Il kaki è una bacca, ma il sapore dolce e l’alto contenuto di zuccheri ne hanno fatto il mezzo di sostentamento di centinaia di famiglie. Però le aziende che li coltivano sono ancora quasi tutte di piccole dimensioni e non possono fare economie di scala, né risultare competitive sul mercato
Il sole di Misilmeri
Dopo la sagre di paese, le degustazioni all’aeroporto Falcone e Borsellino di Palermo, l’iniziativa di “tradurlo” in confettura, il prodotto più tipico di Misilmeri (Palermo), oltre il 90 per cento degli agricoltori locali è interessato alla sua produzione, che sfiora i 40 mila quintali – sbarca alla Marcia della Pace Perugina-Assisi, dove il 7 ottobre verrà diffuso gratuitamente. Ed è un bel salto di qualità per il kaki di Misilmeri.
La distribuzione, ideata dal Comune e finanziata dall’assessorato Agricoltura e foreste della Regione, sarà effettuata nella piazza di Bastia Umbria e nella Rocca di Assisi, grazie alla disponibilità della Tavola della Pace e del Coordinamento Nazionale degli Enti locali per la Pace e i Diritti umani.
Il kaki, considerato “l’albero della pace” perché nel devastante bombardamento atomico di Nagasaki, nell’agosto del 1945, sopravvissero solo alcuni alberi di questo frutto, ha per Misilmeri connotazioni non solo di natura agricola ed economica ma anche culturali, storiche, ambientali e paesaggistiche.
Era il 1692 quando a Misilmeri il signore locale, don Francesco del Bosco inserisce il kaki nella sua collezione di piante, una delle più vaste del Vecchio Continente, nell’orto botanico di Misilmeri, e di ciò ve ne è traccia documentata. È addirittura più probabile che ad introdurre il frutto in Europa siano stati proprio i principi misilmeresi, su indicazione del botanico Francesco Cupani.
Dal punto di vista culturale, il kaki di Misilmeri è un patrimonio per il sistema di coltivazione, che presenta alcuni impianti con sistemi irrigui che ricalcano le tecniche introdotte in Sicilia dagli arabi: a cunnuttu, con saie e prese che vanno obbligatoriamente preservate dalla loro lenta estinzione.
L’aspetto paesaggistico è anch’esso di grande importanza: già dallo scorrimento veloce Palermo-Agrigento il rosso-arancio, brillante al sole, dei frutti e il colore ocra delle foglie cariche di pigmenti antociani colpiscono l’immaginazione, promettendo delizie al palato. Ma il kaki di Misilmeri si contraddistingue fondamentalmente per la cultivar, la Farmacista Honorati, che in nessun altro posto si presenta con così grande concentrazione in termini di superficie (sopra i 250 ettari). Sul frutto, botanicamente una bacca che da un punto di vista organolettico si distingue per l’aspetto ma soprattutto per sue caratteristiche organolettiche – sapore dolce per l’alto contenuto in zuccheri (glucosio 15- 16 per cento), deliquescente dopo l’ammezzimento -, fanno affidamento per il proprio reddito centinaia di famiglie.
Dal punto di vista salutistico-nutrizionale, la presenza di vitamina A, piuttosto elevata, vitamine B1, B2, C e di pigmenti flavonici, conferisce al prodotto delle note ritenute dagli esperti “degne di attenzione”. E si raccomanda di inserirlo n una dieta energetica adatta ad uno sportivo o a ragazzi in età scolare. Inoltre la presenza del potassio (170mg/100g) risulta importante per la diuresi migliorando l’attività renale. Una riflessione particolare va comunque fatta per l’attuale situazione economica in cui versa il comparto.
Le aziende che coltivano kaki sono quasi tutte di piccole dimensioni e non possono certo fare economie di scala, né risultare competitive sul mercato. Il mercato moderno con le sue regole pretende, oggi, tracciabilità, standardizzazione del prodotto, sicurezza sanitaria, confezionamenti di dimensioni sempre più ridotte fino al monodose per il catering, e tutto ciò ha un costo che il singolo imprenditore non può sopportare. Il mercato inoltre pretende (sono le norme che lo stabiliscono) che il prodotto non venga esitato anonimamente, ma che sia possibile risalire al produttore attraverso una corretta etichettatura della confezione.
L’associazione coltivatori di kaki, denominata “Tu.ka.mi”, ha già ha mosso i primi passi attraverso un confezionamento standardizzato del prodotto, ha fatto esplorazione di nuovi mercati con risultati tutto sommato soddisfacenti. Pensando pure ad una confettura. L’iniziativa, nata da un progetto promozionale sotto l’egida della Regione siciliana e del Comune di Misilmeri, d’intesa con la “Tu.ka.mi.”, è stata presentata in una conferenza stampa all’assessorato regionale Agricoltura dall’assessore Giovanni La Via e dal sindaco di Misilmeri, Salvatore Badami. La prima confettura di kaki è stata prodotta dalla ditta Contorno col patrocinio di Regione e Comune e distribuita gratuitamente, soprattutto alle pasticcerie del comprensorio, per testarne le qualità.
Antonella Folgheretti