IL PRODOTTO
Roberto Paternò Castello, titolare dell’azienda Aragona, ha deciso di produrre un extravergine con olive tipiche del territorio. Ed ecco i premi
All’ombra
del Cipressino
Molti la utilizzano come barriera frangivento, eppure un ex banchiere del catanese con la passione per la campagna, ha deciso di dedicarsi alla coltivazione di una pianta “selvaggia” quale è proprio il Cipressino per la produzione di olio extravergine.
Il risultato? Seimila bottiglie prodotte all’ anno, vendute a 12 euro, e tanti riconoscimenti: ultimo le “Due Olive” dalla Guida degli extravergini di Slow Food 2009. Roberto Paternò Castello, titolare dell’azienda Aragona, ha in un certo senso vinto la scommessa di poter ottenere qualcosa di speciale puntando sulle varietà tipiche del territorio. “Nel 1985 – racconta – misi a dimora 250 piante di Cipressino come frangivento nel mio agrumeto.
Sono bastati pochi anni per accorgermi che questa pianta produceva tutti gli anni senza alternanza e l’olio prodotto era molto buono. Dalle analisi effettuate, mi accorsi che il contenuto di polifenoli totali era mediamente il doppio di quello contenuto nell’olio di Nocellara Etnea ed è per questo che tale olio aveva una ricchezza di profumi ed una persistenza straordinaria”. Paternò Castello inoltre notò che miscelando i due oli, utilizzando però il Cipressino all’80%, si otteneva qualcosa di unico. E fu così che decise di dedicarsi alla produzione di questo tipo di extravergine e, dati i successi ottenuti in diverse fiere, incominciò ad aumentare il numero delle piante coltivate arrivando alle 2250 piante di oggi, incorniciate dalle 250 piante di Nocellara Etnea.
L’olio ottenuto è un “fruttato-medio”, con note di erbe campestri amarognole, molto elegante apprezzato da ristoranti, enoteche, alberghi, privati e distributori. “Lo scenario internazionale è pieno di opportunità – dice – ma l’ unico freno verso l’estero è dato dall’alto costo della logistica; per questo una delle strade che cerco di perseguire è quella di trovare spunti di collaborazione fra le aziende del mio territorio per completare l’offerta. Sono ottimista e ho fiducia nella qualità del mio prodotto che spero di far conoscere al resto del mondo insieme alla sua cultura millenaria. La Sicilia può competere in un mercato globale solo dando valore aggiunto alle proprie produzioni e ciò non è difficile: in particolare l’Etna offre già condizioni climatiche ideali in grado di dare alle produzioni una forte caratterizzazione territoriale”.
Gianna Bozzali