Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 138 del 05/11/2009

A TU PER TU Granello-Cernilli, la polemica è servita

30 Ottobre 2009
granello-cernilli granello-cernilli

A TU PER TU

Botta e risposta fra i giornalisti. L’oggetto del contendere? La guida del “Gambero”. Ecco i due articoli

Granello-Cernilli,
la polemica
è servita

Polemica tra la giornalista di Repubblica Licia Granello e Daniele Cernilli, direttore di Gambero Rosso. L’oggetto del contendere è la guida ai ristoranti pubblicata nei giorni scorsi dal “Gambero” che secondo la giornalista di Repubblica avrebbe perso importanti professionalità a discapito dell’autorevolezza puntando sempre più al mondo del vino di cui la nuova proprietà sarebbe un protagonista attivo.

Di seguito i due articoli, il primo pubblicato da Repubblica il 27 ottobre, l’altro sul sito di Gambero Rosso subito dopo.

da LA REPUBBLICA
La guida dei grandi assenti. L’edizione numero venti dei Ristoranti del Gambero Rosso sarà ricordata per la sua parata di super chef, monca di alcuni dei pezzi più pregiati e per la classifica tumultuosamente riassestata, con il ritorno alla vetta di Gianfranco Vissani. Su tutti, mancano i nomi di Carlo Cracco, due stelle Michelin nel cuore di Milano, e Ciccio Sultano, bistellato nella piazza-gioiello di Ragusa Ibla. Fine del paradiso delle Tre Forchette anche per Ugo Alciati – cuoco di vaglia a coté dell’ Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, Cuneo – Bruno Barbieri di Villa del Quar (altro due stelle Michelin) e Gualtiero Marchesi, peraltro in dichiarato disaccordo con il sistema delle guide. Al posto degli epurati, nell’empireo dei ristoranti del Gambero, l’Oasis di Vallesaccarda e il veneziano Met dell’ hotel Metropolitan. Comunque, ben quattro ristoranti in meno nell’elenco degli over 90 e una discesa complessiva di punti e posizioni tra i locali della nuova cucina d’ autore, dal Combal. zero all’ ex capoclassifica (con Fulvio Pierangelini, che ha chiuso) Torre del Saracino. È una strana storia, quella del Gambero Rosso. Per molti anni, guide, mensile e canale satellitare hanno ruotato intorno alla figura di Stefano Bonilli, fondatore carismatico e contraddittorio. Per assurdo, la fine dell’era Bonilli è cominciata con il compimento dell’impresa più gloriosa, quella Città del Gusto, cattedrale della cucina costruita dirimpetto allo storico quartiere di Testaccio, sede di corsi, eventi e cene memorabili, eppure mai davvero decollata. Risultato: conti in rosso, linea editoriale resa complicata dalle diverse anime interne, rapporti inesistenti con la macchina da guerra di Slow Food. Ma tra errori e aggiustature, complice la nomina di Marco Bolasco a curatore della Guida Ristoranti, i Gambero Boys si erano ricavati uno spazio importante, come talent scout e promotori della nuova gastronomia italiana. Senza minare le fondamenta della ristorazione tradizionale, ma portando in passerella i giovani talenti. Negli ultimi mesi, tutto è cambiato: via Bonilli, via Bolasco, via le teste pensanti di Canale e mensile, forte spostamento delle tematiche enogastronomiche sul mondo dei vini (gradito alla nuova proprietà, che molti attribuiscono al tandem Panerai-Zonin). Così, la guida 2010, firmata dal curatore di un tempo, Giancarlo Perrotta, e da Clara Barra, esibisce una sorta di duplice anima, certificata dal doppio premio: Tradizione/Innovazione. Curiosamente univoca, invece, la scelta dei dieci piatti dell’ anno – con dvd delle ricette in allegato – testimoni della nouvelle vague gourmand, tra cui spiccano quelli dei bocciati Cracco e Sultano. A beneficio degli oltre 4 milioni di appassionati (i cosiddetti foodies), quasi duemila i ristoranti recensiti, con un occhio di riguardo a wine bar e locali della birra.

Licia Granello

da GAMBERO ROSSO
Certo che con il gruppo La Repubblica-Espresso non riusciamo ad avere rapporti sereni. Fin dall’uscita, dopo breve permanenza, del Gambero Rosso da quella compagine agli inizi del 1993. Ora ci arriva addosso un articolo di rara cattiveria scritto da Licia Granello su La Repubblica di martedì 27 ottobre.
Commentando l’uscita della guida Ristoranti d’Italia del Gambero Rosso, e forse dimenticando di portare la casacca di una casa editrice concorrente, la Granello si abbandona a commenti francamente discutibili.
Dice che la perdita delle “teste pensanti” del mensile e del canale rappresenta un segnale di cambiamento determinato da prese di posizione di una nuova proprietà occulta che “molti” attribuiscono al “duo” Panerai-Zonin. Insomma, da noi le “teste pensanti” non ci sono più e la linea del mensile è eterodiretta addirittura da due produttori di vino, cosa non vera e smentita più volte, peraltro.
Comincio a rispondere.
Ho preso la responsabilità della direzione del mensile il 12 settembre del 2008, dopo esserne stato prima vice direttore e poi condirettore fin dalla sua nascita. Ho ideato la guida dei vini, che poi è stata realizzata con Slow Food. Ma lo spostamento della linea del mensile, neanche poi così evidente, verso tematiche più enologiche, non sarebbe una precisa scelta da parte di un nuovo direttore che ha sempre curato la parte vino del Gambero Rosso, ma una decisione di altri.
Non avvertite una leggera forzatura in questo?
Poi, certo che a me, a Laura Mantovano, a Carlo Ottaviano, che sta dando un contributo prezioso, alla redazione tutta, a Laura Ravaioli, a Marco Sabellico, a Francesca Barberini, a Max Mariola, sapere di non essere delle “teste pensanti” non ha fatto piacere.
Quasi che per tutti questi anni i servizi sul giornale, le guide, i programmi televisivi siano stati ideati e proposti solo e soltanto da chi non c’è più. E non basta ricordare che la Guida dei Ristoranti è stata ripresa in mano da chi l’aveva curata per 14 edizioni su 20, Giancarlo Perrotta. Che ha scoperto, lui, non altri, un gran numero di ristoranti che oggi sono agli onori della cronaca, quando ancora erano in fasce. Da Cedroni ad Uliassi, da La Siriola a Gennaro Esposito. Ma no, non erano lui e Clara Barra a girare l’Italia, a creare squadre di collaboratori, a giudicare con competenza ed onestà i locali. Erano quelli che se ne sono andati. Non siamo stati io, Sabellico, Eleonora Guerini, Gianni Fabrizio e tanti altri a fare la guida dei vini, non Laura Mantovano, Carlo Ottaviano, Stefano Polacchi, Raffaella Prandi a mandare avanti il mensile. No. E’ tutto scritto con una sicumera degna davvero di miglior causa.
Allora vorremmo dire alla signora Granello che, insomma, le cose non stanno proprio come le ha messe lei, e che forse, anche solo per il fair play che si dovrebbe ai concorrenti (anche L’Espresso fa guide di ristoranti e di vini) sarebbe stato bene che avesse sentito anche quelli che al Gambero Rosso ci sono ancora e che lavorano con competenza ed entusiasmo più di quanto lei creda.

Daniele Cernilli