VIVERE DIVINO
Marilena Barbera, presidente del Consiglio interprofessionale dei vini Doc e Igt della provincia di Agrigento, gestisce anche l’azienda di famiglia. I dubbi sulla Dop Sicilia
Quando la creatività è donna
È cresciuta fino all’adolescenza tra i vigneti di Menfi, di conseguenza il legame con il vino per lei è qualcosa di viscerale. Come profondissimo è il rapporto con la sua terra. Lei è Marilena Barbera, presidente del Consiglio interprofessionale dei vini Doc e Igt della provincia di Agrigento, consorzio di una sessantina di cantine dell’Agrigentino, nonché volto delle cantine Barbera, l’azienda di famiglia che gestisce con la madre.
Una vera e propria molla verso le sue radici l’ha spinta ad abbandonare la vocazione internazionalistica. Così dopo aver frequentato il liceo classico e la laurea a Firenze in diritto internazionale e il master a Verona in diritto tributario, è tornata a Menfi nel ’96, “per iniziare – come dice lei stessa – un percorso di avvicinamento alla terra”.
Molte donne si avvicinano a questo mondo ultimamente. Cosa succede?
“Ognuno mette tutto se stesso in quello che fa, il vino è uno strumento creativo che ci permette un confronto con il mondo. Essere uomini o donne non cambia nulla, il genere è parte dell’essere umano, quello che conta è la passione”.
Ma nascere in una famiglia tradizionalmente legata al vino ha alimentato questo fuoco?
“Per la verità, finita la scuola dell’obbligo, in me è esplosa una vocazione internazionalistica che mi ha portato a studiare fuori dalla Sicilia per oltre un decennio. Forse però è stata una folgorazione e a un certo punto ho sentito dentro una spinta ancora più forte che mi ha riportato a Menfi”.
Quali sono le prospettive del vino siciliano?
“Bisogna risolvere i problemi di base, penso per esempio all’imbottigliamento. L’Igt Sicilia può essere acquistato nella nostra regione e poi imbottigliato perfino in Russia. Ecco perché non proviamo a promulgare un regolamento, imponendo l’imbottigliamento in Sicilia. Partiamo da qui per poi affrontare tutti gli alti nodi del settore”.
La Dop Sicilia potrebbe dare una scossa?
“Tutti gli strumenti di valorizzazione sono potenzialmente ottimi ma la Sicilia è grande quanto l’Olanda, è un arcipelago piuttosto che un’isola, dove coesistono differenti condizioni climatiche e di terroir, ma anche diverse interpretazioni del vino e del suo rapporto con la cultura dei luoghi. La logica della Doc dovrebbe riflettere queste differenze, così come dovrebbe rispondere ad una reale consapevolezza dei produttori di una specifica zona, altamente vocata, nella quale si producono vini dalle caratteristiche differenti rispetto a quelli di altre zone. Creare una Doc territoriale vasta quanto tutta la Sicilia potrebbe non solo creare problemi di differenziazione, ma anche una notevole confusione nel consumatore, che si troverebbe di fronte a vini con lo stesso marchio territoriale, ma con caratteristiche organolettiche molto differenti”.
Quali vini beve con più piacere?
“Il Gurna di Ciro Biondi, un bianco dell’Etna, mi piacciono i vini di Borgogna, così come amo altre etichette. Il vino come la musica è compagno di un particolare momento della vita, ho una ventina di canzoni preferite così come di bottiglie”.
Francesco Sicilia