VIVERE DIVINO
Francesca Tamburello, ai vertici dell’Ais, racconta la sua escalation. “Il mio segreto? Mi preparo in modo maniacale. E non rinuncio a niente”
Amore a
primo sorso
Dalle pr nella pubblica amministrazione al mondo del vino. Dalla passione per la gastronomia alla scelta delle etichette migliori, passando per corsi, selezioni e degustazioni. Eccola Francesca Tamburello, delegato palermitano e vicepresidente regionale dell’Ais, l’associazione che riunisce i sommelier italiani.
Un’escalation cominciata nel 2002, quando qualcuno le consigliò di chiudere il cerchio della sua preparazione gastronomica proprio con il vino. E fu subito amore, come spesso accade in questo ambiente: a un certo punto ti chiedi come avrai mai fatto a sopravvivere senza del buon vino nel bicchiere. “Subito in me cominciò a crescere la voglia di saperne di più e meglio”, racconta adesso l’interessata.
Quanto ha aiutato la bravura nelle pubbliche relazioni?
“Io mi impegno in tutto al massimo. Sono fatta così, e questo fa la differenza: dalle tante inaugurazioni ed eventi che ho curato nella mia carriera alle degustazioni di ora. Mi preparo in modo maniacale. Sarò fissata, ma sono fatta così”.
Lei ha cambiato qualcosa in quest’ambiente?
“A mio avviso il mondo di Palermo era un ‘mortorio’. Ora va meglio e tutti vogliono cavalcare questo successo”.
Il segreto del successo?
“Sono una freelance e così posso andare fuori dal coro. Posso dire, e lo faccio tranquillamente, quando un vino non mi piace. E poi credo nell’associazione, ci lega il feel-rouge della passione per il vino. Così si va avanti”.
Cosa è il vino?
“Facendo il greco con mia figlia ho imparato una frase di Aristofane del 445 a.C.: ‘Gli uomini bevendo migliorano, vincono le cause, sostengono gli amici e vivono meglio’”.
Complimenti… Ma come si divide tutto questo con la famiglia e i figli?
“Qualcuno dice che sono un’aliena. In realtà dormo poco la notte, programmo molto e alla fine non mi sono mai privata di nulla”.
Cosa ne pensa del dibattito sulle Doc e sulla creazione di un’unica Dop Sicilia?
“Credo che tutto sommato uscire dalle Doc, dai disciplinari, può dare maggiore libertà alle aziende. Ricorrere alle Igt, invece, potrebbe dare una marcia in più, senza laccioli”.
Un voto al vino siciliano.
“Direi 8,5. Ci sono belle idee: il Nero d’Avola spumantizzato è una di queste. Ma c’è ancora tanto da fare: puntare su vini più leggeri, per esempio. Da noi c’è sempre tanto caldo…”.
Marco Volpe