Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 36 del 22/11/2007

LA RICERCA Ecco il Dna della vite

22 Novembre 2007
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    LA RICERCA

genoma.jpgL’Istituto agrario di San Michele all'Adige Svelati i misteri del codice genetico. Il progetto ha sequenziato cinque equivalenti genomici per un totale di due miliardi e mezzo di nucleotidi

Ecco il Dna della vite

Svelati i misteri del codice genetico della vite. Il risultato è arrivato dopo sei anni di studi e ricerche condotte da un team di ricercatori dell’Istituto agrario di San Michele all'Adige che ha decodificato il genoma prendendo come pianta modello il Pinot nero. Prima tappa della scoperta è stata la ricostruzione dei 19 cromosomi della vite.

Allo stato attuale il progetto ha sequenziato cinque equivalenti genomici per un totale di due miliardi e mezzo di nucleotidi, che includono il 99% dei geni della pianta.
È un esercito di ben 1400 geni guida il processo di maturazione delle bacche del “nettare degli dei” che porta sulle nostre tavole un ottimo Pinot Nero. Si tratta di quelli coinvolti nella trasformazione dei grappoli da acerbe a colorate “cascate” di dolci chicchi d'uva. Li ha scoperti e catalogati, osservandone da vicino il comportamento, l'equipe italiana coordinata da Claudio Moser dell'Istituto Agrario. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Bmc Genomics, con uno studio parallelo sulle uve Cabernet Sauvignon svolto da Grant vite.jpgCramer dell'Università del Nevada (Reno-Usa). “Il nostro studio – spiega Moser – getta le basi per applicazioni future e per selezionare tratti di interesse commerciale agendo su geni specifici. Per esempio, conoscendo i geni che regolano l'accumulo delle sostanze coloranti e aromatiche nonché dimensione della bacca e spessore della buccia, potremo migliorare, tramite selezione genetica, la qualità delle uve”. Il risultato della scoperta pone le basi oggettive per il miglioramento di alcune caratteristiche qualitative dei vitigni attualmente coltivati e per la costituzione di eventuali nuove varietà che meglio si adattino alle caratteristiche pedoclimatiche del territorio viticolo trentino. La conoscenza più approfondita dei meccanismi biologici della vite consentirà, inoltre, di attuare interventi più mirati per la difesa dalle avversità parassitarie, diminuendone il numero e l'impatto, realizzando così una politica di agricoltura sostenibile, rispettosa dell'ambiente.
Gli studi analizzano i metabolismi e le attività della pianta per ottimizzare la produttività di fotoassimilati,la loro traslocazione ed il loro accumulo nelle bacche. Questi studi permettono di definire modelli empirici che possono spiegare in maniera il fenomeno e permettere le opportune scelte di tecnica colturale.

Elena Mancuso