LA DEGUSTAZIONE
Uno dei più importanti esperti in Italia racconta i segreti delle “bionde”
Kuaska e i tre giorni della birra a Palermo
Tutto nacque da un’etichetta insolita e dal colore inusuale di una birra. Il resto lo hanno fatto la naturale curiosità e un certo estro artistico. E così, bottiglia dopo bottiglia, o meglio, boccale dopo boccale, Kuaska, al secolo Lorenzo Dabove, è diventato il massimo esperto italiano di birra. “Dicono che sono il migliore perché sono l’unico”, scherza. Ma sa bene di aver creato un certo “movimento” di curiosi e buongustai.
Un movimento che è sbarcato anche a Palermo e che si è concretizzato in “Tre giorni dedicati alla birra”, una manifestazione organizzata, per il secondo anno consecutivo, dall’associazione Cerere, in collaborazione con Belle Epoque, Gourmet Bar, Oliver Wine House ed Enoteca Picone e durante la quale è stato possibile degustare oltre sedici birre tra inglesi, belghe ed italiane.
Un appuntamento che ha messo insieme appassionati, vecchie conoscenze di Kuaska e “giovani” desiderosi di conoscere i segreti della birra e gli abbinamenti possibili con dolce e salato. Il tutto all’insegna del divertimento, della convivialità e del buon umore. Unico requisito richiesto, la capacità di “liberare la mente” per intraprendere un viaggio alla ricerca del piacere. Con una carte vincente: la naturale capacità di Kuaska di sedurre il pubblico di appassionati e neofiti, trasformando la degustazione in un happening.
“Tanti anni fa – racconta – ho partecipato a seriose e noiosissime ‘lezioni’ di imbalsamati lord inglesi che annusando la birra pronunziavano parole irripetibili. In realtà è molto meglio ricondurre gli odori, ad esempio, alla frutta senza dover ricorrere necessariamente ad una terminologia troppo tecnica”.
Come dire, insomma, che isoamile – acetato, in realtà, può essere identificato molto più semplicemente con l’odore di banana matura “tipico delle weizen” – precisa.
Sarà proprio per questa sua capacità di raccontare la birra con buonumore e convinzione che riesce a convincere le platee e quella palermitana ha scelto per lui un unico aggettivo: accattivante. “Accattivante? Io? – sorride -. Sarà perché insegno a degustare divertendo. Questa è stata la mia piccola rivoluzione”. E tanto diverte da riuscire a far apprezzare anche la più ostica delle birre, nonché la sua preferita, la Lambic “amara, dall’odore forte ma, degna di essere annoverata tra i beni patrimonio dell’umanità. Uno stile di birra – afferma – che merita un viaggio nel sud ovest del Belgio, dove si produce sin dal 1.500”. Per gustare un’ottima birra in Italia, invece, bisogna spostarsi in provincia di Cuneo, a Piozzo, dove si produce Le Baladin. “In Italia la cultura della birra è cambiata – afferma -. Basti pensare che nel ’77, nel libro scritto dal più famoso esperto mondiale di birre, Micheal Jackson (solo omonimo del cantante) al nostro paese sono state dedicate 3 righe. Oggi, nella nuova edizione, di birra in Italia si parla in sei pagine. Non a caso rappresentiamo il mercato delle micro-birrerie in più veloce crescita”. E in Sicilia? “Il birrificio Paul Bricius di Vittoria, in provincia di Ragusa. È il migliore”.
Clara Minissale