Un sorso dopo l’altro
Per quella sera avevo organizzato un cena a casa. Una cena in piedi, che non ho tante sedie e che se per caso qualcuno si aggiunge all’ultimo momento va bene lo stesso. E quando sto a lungo davanti ai fornelli, mi piace sorseggiare del vino. Mi piace il vino e mi piace l’immagine di me che bevo, dando ritmo ai gesti dei preparativi. Così alle volte mi imbambolo e penso che se fossi un uomo mi innamorerei di quella donna lì, che, nel caos della piccola cucina ingombra e disordinata, ogni tanto si ferma, pulisce le mani sul grembiule, beve un sorso di vino, un sorso piccolo, e sorride. Per primo chiamò Dario. Lui e Cristina non potevano venire, disse, per via di un impegno improvviso. Si scusavano molto. Peccato, pensai. Mi feci un sorso, un sorso piccolo, e sorrisi. Poi fu la volta di Paolo e Valeria. La baby sitter aveva l’influenza, dissero, non sappiamo a chi lasciare i bambini. Portarli ? No, finisce che non ci divertiamo noi. Peccato, pensai, che poi i bambini che fastidio danno? Mi feci un sorso, un sorso piccolo, e sorrisi. E poi Francesca e Renato. Una rogna sul lavoro, dissero. Peccato, pensai. Mi feci un sorso, un sorso piccolo, e sorrisi. E poi ancora Leyla, Marco e Giusi, Marcello, Emilio… e che è questa sera, pensai, una congiura. Mi feci un sorso, un sorso piccolo, e sorrisi. Il pentolone dell’acqua a bollire per gli spaghetti. Il sugo cozze e vongole per un esercito. Le tartine per l’antipasto. Due branzini enormi nel forno. Le patate, l’insalata, il formaggio, il tiramisù… Ci mangio per un mese, pensai, due lacrime a gonfiare gli occhi. Ma mi feci un sorso, un sorso piccolo, e sorrisi. Che, è vero, c’era poco da ridere, ma la bottiglia era quasi finita ed io ero bellissima e se fossi stata un uomo mi sarei innamorata di quella donna lì, che, tolto il grembiule, spenti i fornelli, beveva un sorso, un bel sorso, e, con il pianto in agguato, comunque sorrideva. Così è, restare col vino…
Anna Maria Volpato