DIARIO GOLOSO
A Barcellona anche il fratello di Ferran Adrià, Albert, ha aperto un tipico locale dedicato alle “bruschette” spagnole. Ma ci sono anche tante influenze esterne. Il variegato mondo di una città aperta 24 ore su 24
Nella terra delle tapas
Il gotico e l’avanguardia del Novecento. Gaudì e gli ori del sud America precolombiano. Solo se si guarda da punti di vista molteplici e in certi casi opposti, a partire dalla lingua (convivono spagnolo e catalano), Barcellona può mostrare il suo vero volto.
Quello di una capitale non spagnola o europea o mediterranea. Ma quello di una città mondiale, dove le culture si incontrano e si mescolano, traendo beneficio le une dalle altre.
Cultura e cibo. Il cibo è cultura. Chi segue questo sito e legge queste righe, prenderà l’affermazione come un’ovvietà. Però chi è stato a Barcellona sa che ogni menu e ogni pasto possono essere un tuffo in un mix di tradizioni ed esperimenti indimenticabili. E indimenticabile, nel sapore della tradizione dei tipici bar spagnoli, è Inopia, luminoso tapas bar da gourmet a Sant Antoni (carrer de Tamarit, 104), gestito da Albert Adrià, fratello di Ferran, lo chef giudicato dal Time come uno dei cento personaggi più influenti della Terra. Inopia non è certo El Bulli, e d’altra parte non ha neppure gli stessi prezzi. Una cosa in comune però ce l’ha: l’altissima qualità dei prodotti, che lo contraddistingue dai tantissimi bar di tapas che affollano la vivace Rambla, il cui obiettivo sembra soltanto quello di dar da mangiare a turisti affamati che vogliono risparmiare sul “pieno” fra un centro commerciale e l’altro.
Per un pasto diverso nel genere, ma ancora una volta legato alla tradizione, a plaza Real, c’è Les quinze nits con le sue sperimentazioni non troppo estreme: minestra di pomodoro con olio di pesto, carpaccio di salmone con insalata di tartufo, bruschette con scaglie di prosciutto iberico, insalata di formaggio di capra alla vinaigrette di miele, pesce panato con mousse di melanzane e pomodoro. Sapori mediterranei, come è evidente, e un conto non troppo pesante.
Per chi decide di consumare un pasto in un’atmosfera tipicamente catalana, in un locale dal servizio ineccepibile e gustando i migliori prodotti della regione, c’è Los Caracoles. Un locale rustico al quale si accede da una porta a vetri che si affaccia su Carrer dels Escudellers (al civico 14) e le cui specialità sono il pollo alla brace e le lumache (che arrivano ogni giorno da Vic, a nord di Barcellona). Va avanti così dal 1835, ora è gestito da Ramon e Aurora Bofarull che si aggirano per il locale con auricolare collegato alla cucina e alla cassa, e che rappresentano la quinta generazione della loro famiglie a gestire il ristorante. Una taverna ottocentesca, insomma, con il pallino dell’alta qualità, a partire dalla ricca cantina, dal prosciutto crudo di maialino iberico, dalla paella con astice. E poi le grigliate, cotte su un’enorme brace alla quale partecipano una decina di cuochi a pochi metri dai tavoli. Tornando ai pranzi veloci, va segnalato anche Andurina, nel cuore della città vecchia, poco distante da plaza Catalunya. Provate le zuppe, il bacalao in umido, il dolce catalano e assaporate una deliziosa pausa fra studenti e impiegati in pausa pranzo.
Per chi ama gustare e guardare il cibo La Boqueria è una tappa obbligata. È uno dei più grandi mercati di frutta e verdura d’Europa, dove i colori della frutta di stagione sono imperanti e dove i profumi si mischiano gli uni agli altri in quello che fino al XIX secolo era il monasteri di san Giuseppe. È qui che gli chef passano in rassegna le bancarelle alla ricerca dei prodotti freschi, facendo a gara con le massaie che fanno le provviste per la settimana e con i turisti ammirati e incuriositi dalle macedonie e dai centrifugati di frutta che i mercanti hanno imparato a confezionare.
Ultima curiosità, per una città che ne offre tantissime: Josè Planelles Picò. Potrebbe essere definita una parentesi golosa nella frenetica Carrer de Cucurulla, si trova all’interno della portineria di un palazzo, proprio accanto all’ascensore c’è il bancone con mille delizie di cioccolato. E non ha mai cambiato posto dal 1870.
Carla Fernandez
Marco Volpe