IL BILANCIO
I commenti degli importatori che hanno partecipato a Winett, a Palermo. In alcuni Paesi i vini dell’Isola sono paragonati a quelli Toscani
I buyer:
“Si punti sul brand Sicilia”
David Kim Heng Lim
I vini siciliani nel mercato estero vantano forti potenziali di crescita ma sarebbero ancora ben lontani dall’essere riconosciuti ciascuno per il proprio territorio d’origine.
Fatta eccezione per alcuni varietali che cominciano ad acquistare notorietà, è il brand Sicilia la futura leva nella scelta d’acquisto. Lo hanno rivelato alcuni dei buyer che hanno partecipato all’ultima edizione del Winett svoltasi a Palermo, gli attori dei mercati di Europa, Asia e America che hanno gestito il tasting a tempo confrontandosi con 44 produttori. Dalla loro testimonianza, raccolta a caldo nella sala degustazione dell’Hotel des Palemes tra un turnover e l’altro, è emersa una Sicilia oramai geograficamente ed enologicamente individuabile a tutte le latitudini dell’emisfero. E in quelle dove la penetrazione nel mercato è di recente attuazione l’appeal dell’Isola viene addirittura paragonato a quello della Toscana. “In generale, e possiamo ribadirlo in questa occasione, troviamo che i vini prodotti in Sicilia siano interessanti. Sono vini soddisfacenti, rappresentano un nuovo territorio che ha tutte le qualità per avere lo stesso successo che ha da noi la Toscana – dichiara David Kim Heng Lim buyer malesiano della Denise Wine -. Nel nostro mercato vi è una forte presenza di vini provenienti dall’Australia e dal Cile, dagli Usa e la Sicilia può rappresentare una buona alternativa. Offre vini solari con caratteristiche che piacciono al nostro mercato. E la gente ne è incuriosita, soprattutto dai rossi, tipologia di vino molto apprezzata in Malesia rispetto ai biamchi ”.
Più che la veste del territorio la Cina richiede al vino siciliano uno stile più preciso, definito.
Peter Chu
E’ quanto riportato da Peter Chu direttore della Cellarmaster Wines di Hong Kong. “La Sicilia ha tantissimi territori tutti diversi. Si nota in tutti che c’è un’anima, l’anima del Mediterraneo, e questo è dato da ogni terroir. Però quest’anima dovrebbe incarnarsi in uno stile un po’ più marcato, incisivo, trasversale a tutti. Uno stile siciliano fortemente riconoscibile che ancora i vini non hanno, anche se da quello che ho assaggiato qui vedo che si sta lavorando su questa strada”. Il manager lancia ai produttori anche una proposta. “Perché non lavorare su dei gran cru? Ho notato che è diffuso l’uso di apporre in etichetta la riserva, lo fanno quasi tutti, è difficile però poi così fare una differenziazione”.
Per Nicholas Leong, general manager della compagnia Trasfa di Shangai, la Sicilia detiene già un suo stile.
Nicholas Leong
Riconosciuto da alcuni come un brand non è ancora diffuso perché non abbastanza comunicato. “Si dovrebbe meglio veicolare e comunicare la Sicilia. Noto anche delle contraddizioni nelle etichette. Si comunica attualmente la Sicilia in quelle Igt quando invece manca in quelle Doc. Cosa che attualmente non aiuta l’identificabilità dei vini”. Per SØren Villadsen, direttore della Hannibal Weine, compagnia d’importazione che nasce nel Liechtenstein, la Sicilia è sempre più conosciuta ma rischia di non essere competitiva a causa dei prezzi.
“Sulla stessa fascia di prezzo in cui si attesta il vino siciliano, vi sono altrettanti vini interessanti provenienti dagli altri paesi, con altrettante elevate caratteristiche qualitative però a prezzi migliori. I produttori siciliani devono stare attenti alla politica del prezzo che applicano ed essere più competitivi. ”.
SØren Villadsen
Una buona qualità prezzo in media è quella che invece ha notato Margarita Krasnopolskaya, buyer russa della Uta NN. “Trovo tutti i vini con un buon rapporto qualità/prezzo, credo che se la Sicilia sta cominciando ad avere successo da noi è perché il consumatore apprezza questo rapporto. Poi sono tutti vini di territori interessanti, la gente è in grado di capirli quindi bisogna comunicarli”.
Manuela Laiacona
Le foto sono di Manuela Laiacona