L’APPUNTAMENTO
Torna Contrade, la manifestazione che promuove i vini del vulcano. Lunedì 21 marzo la cantina di Passopisciaro diventerà una piazza per produttori, giornalisti e soprattutto importatori
L’Etna in anteprima
Oramai è un appuntamento immancabile per il mondo del vino etneo e non solo. Contrade dell’Etna prende il via con una quarta edizione, questa volta, di respiro ancora più internazionale.
Lunedì 21 marzo la cantina di Passopisciaro, a Castiglione di Sicilia, diventerà un agorà d’eccezione ad alta quota che riunirà piccoli e grandi protagonisti del vulcano, importatori e giornalisti da tutto il mondo. Dal numero di adesioni, oltre 60 le cantine partecipanti, si evince che questo evento tanto piccolo non è più. Non solo per il richiamo del mondo Etna oramai posizionatosi nei gradini più alti della produzione enologica italiana, ma anche per una maggiore coesione tra i produttori stessi che vedono in questo appuntamento un’occasione per confrontarsi.
Lo conferma il patròn di Contrade dell’Etna e titolare di Passopisciaro Andrea Franchetti: “Contrade dell’Etna è nata per contribuire ad avviare un grande scambio tra i produttori. Dopo le edizioni passate, e in quest’ultimo periodo, notiamo un allineamento da parte di tutti i produttori verso un modo di fare vino più qualitativo. I produttori oramai si organizzano in gruppi di amici, trovano il momento di scambiarsi bottiglie e confrontarsi anche al di fuori dell’evento stesso. Questo rende l’Etna un territorio che migliorerà rapidamente e avrà un carattere tutto suo per un certo stile di vino”. Fare sistema, un’utopia in Sicilia, almeno sull’Etna sembra avere trovato una via di realizzazione. Anche dal punto di vista commerciale che vede al momento un’unica rotta da seguire: quella che porta oltralpe ed oltreoceano. “La Sicilia è sempre più nota nel mondo come vino, l’ho visto dappertutto – conferma Franchetti il quale è stato tra i primi a costruire per i suoi vini un futuro internazionale -. L’Etna è il territorio più interessante. È facilmente identificabile. Assieme al Piemonte l’unico territorio per cui si può parlare di cru”.
Sempre più appannaggio di un pubblico di intenditori, il vino dell’Etna piace all’est del mondo. “Quest’anno ho fatto affari in una decina di mercati, sono appena tornato dall’India, lì non avevano la minima idea di cosa fosse. Eppure è bastato raccontare il territorio”. Una novità l’estero, tanto che l’importatore o il buyer, lontano dalle grandi fiere, viene addirittura sul territorio a caccia del vino, testimonia il produttore: “Il vino siciliano è già un vino da richiamo. Ma il vino dell’Enta è un vino che non si può non avere nel proprio portfolio. C’è chi è disposto a pagarlo più caro pur di averlo. E così vengono sull’Etna a sceglierlo”. E a Contrade dell’Etna ne troverà un’ampia carrellata con l’annata 2010, proposte in assaggio in anteprima e direttamente prelevate dalle botti. “Un annata né migliore né peggiore di quella passata. Ma il Nerello ha questa gran capacità di migliorare fino all’imbottigliamento. Come il barolo o il nebbiolo è un vino nervoso, bisogna dargli tempo. Niente a che fare con i vini che chiamo balneari, quelli pronti da bere, fatti per durare un anno massimo due sullo scaffale”.
Manuela Laiacona