LUOGHI DA GOURMET
Un luogo-mito per gli appassionati di Bacco supera il momento di crisi grazie all’arrivo di nuovi proprietari. E Verona non perde uno dei suoi simboli. Soddisfatto il ministro dell’Agricoltura
Riapre la Bottega del Vino
Torna a risplendere a Verona l’insegna dell’antica ‘Bottega del Vino’, chiusa nell’agosto 2010 per dissidi tra gli ex proprietari e ora rilanciata da una cordata veronese
formata da 12 famiglie produttrici di Amarone e dalle Riserie Ferron (60% e 40% rispettivamente le quote societarie). Locale di culto da 150 anni – fondata nel 1860 e da allora crocevia di intellettuali, artisti, capi di Stato – la ‘Bottega’ manterrà intatto il suo fascino carico di storia e soprattutto la monumentale cantina, una delle più ricche d’Italia (14mila etichette, di cui 120 in mescita giornaliera), cui aggiungerà un nuovo laboratorio per paste fresche e pasticceria. Qui il vino si serviva già nel 1500, quando il locale si chiamava «Osteria Scudo di Francia» – il nome del vicolo in cui affaccia le vetrine -. Ma la fama arrivò in piena epoca austroungarica, quando l’insegna cambiò in «Osteria Biedermhaier», e successivamente, nel 1890, quando la veronese Cantina Sociale di Soave la fece diventare la ‘Bottega del Vinò. Nei suoi locali tutti dipinti di arancio e ocra, con gli stemmi austroungarici alle pareti, hanno brindato negli anni oltre 5 milioni di persone, e accanto agli habituè vi fanno tappa fissa americani, francesi, giapponesi di ritorno dal balcone di Giulietta o dall’Arena. La «sciagura», come aveva definito la chiusura del locale il ministro dell’agricoltura Giancarlo Galan, era arrivata nell’estate 2010; motivo una causa legale tra i due ex soci, lo storico ‘patron’ Severino Barzan e Gianni Pascucci, che aveva portato alla liquidazione della società. Ora l’imprenditoria veronese, l’Associazione delle Famiglie dell’Amarone d’Arte e le Riserie Ferron, ha rimesso in piedi questo ‘sancta sanctorum’ del vino. Anche per questo il locale ripartirà dal riso e dal vino, cioè gli ingredienti che contraddistinguono il territorio veronese. «Per noi questa operazione è al 90% culturale – ha commentato il presidente dell’antica Bottega del Vino srl, Franco Allegrini – un tuffo nella veronesità ma anche per certi versi in uno degli epicentri enologici del mondo: un locale glocal per eccellenza, dove i ‘goti’ dell’aperitivo si mescolano con le etichette di Chateau Mouton Rothschild disegnate da Mirò e Picasso. Ci prendiamo la responsabilità di mantenere l’incanto che si è creato nel rapporto della Bottega con Verona e il resto del mondo». Si riaccende quindi la tradizione di quel tempio scaligero del vino che dal 1860 è crocevia di personaggi illustri (qui passavano il presidente Pertini, la regina d’Olanda), scrittori, artisti e viaggiatori gourmand. ‘La botega’ – così è chiamata affettuosamente dai veronesi – tornerà a servire oltre al classico risotto all’amarone e ai suoi piatti forti (pastissada de caval, brasato all’amarone, bigoli all’anatra, pasta e fasoi) anche nuove proposte gastronomiche. Con un plus: accanto al ristorante sarà predisposto un laboratorio culinario dove gli chef lavoreranno paste fresche e pasticceria. Garante e custode della qualità del locale sarà il patron Severino Barzan, che rimarrà l’immagine della ‘Bottegà, mentre la gestione è stata affidata a Stefano Ganzerla, nome noto della ristorazione veronese, e i fornelli al giovane chef Ferruccio Girelli Consolaro. Tra le curiosità del locale, vale la pena citare la bottiglia forse più preziosa della cantina (valutata da sola oltre 10mila euro), un Acinatico di Bertani del 1928, anno in cui a poche centinaia di metri dalla ‘Bottega’ andava in scena per la prima volta all’Arena di Verona il Rigoletto di Giuseppe Verdi.