L’ANTEPRIMA
Ecco le novità che l’azienda siciliana porterà al Vinitaly. Dentro le mura del baglio ottocentesco una passerella con tutti i vini e una degustazione
Un assaggio di Ceuso
Anteprima in cantina con una passerella ricca di personaggi: da Franco Picone accompagnato dal suo braccio destro Vera Bonanno a Franco Rodiquez, da Francesca Tamburello a Franco Ziliani.
Dentro le mura del baglio ottocentesco, Ceuso ha presentato le novità che quest’anno porterà a Verona. Per ogni linea sono state degustate le annate in uscita che hanno dato agli ospiti la possibilità di inquadrare l’evoluzione che con Ceuso stanno vivendo i trenta ettari compresi nell’areale Alcamo-Calatafimi Segesta. Tra un bicchiere e l’altro la sfilata ha presentato uno stile oramai ben definito che porta vini di impronta autoctona e alloctona a parlare la stessa lingua. Equilibrio e grande bevibilità i tratti comuni declinati in ciascuna etichetta attraverso una ricercatezza che non lascia spazio ad artificiosità dando invece al varietale pieno campo per esprimersi. È il risultato ottenuto da un lavoro di squadra condotto interamente in famiglia dai tre fratelli Melia, Giuseppe l’enologo, Antonino il vignaiolo, Vincenzo l’agronomo supportato dal congnato Vincenzo Vallona a cui si aggiunge l’unica donna, il volto giovane della cantina, Luisa. Rotta chiara quella che segue Ceuso, deducibile sin dallo Scurati Bianco, ultima tipologia nata in casa Ceuso che ha aperto la degustazione.
Esemplare unico di una filosofia in terra di bianchi, vocata al rosso. Nei calici è stata presentata l’ultima vendemmia. Anteprima nell’anteprima perché ancora oggi in stabilizzazione. Già capace di un’ottima performance con note spiccate di frutta esotica dolce sia al naso che al retrogusto dove rimangono persistenti. Particolarità di questo blend di Grillo e Grecanico è una sorta di batonnage che gli riservano i Melia, perché lasciato su fecce fini per due, tre mesi dopo la fermentazione. Sempre con la stessa linea l’assaggio è proseguito con il Nero d’Avola in purezza Scurati Rosso 2009. “Abbiamo scelto di non uscire con il 2010 perché ancora voglio dare del tempo al vino lasciandolo in vasca – spiega Giuseppe Melia -. Con il Nero d’Avola facciamo così, dandogli tutto il tempo di decantare in modo tranquillo. Per avere un vino limpido, senza ricorrere a filtrazioni e chiarificazioni che lo priverebbero di quelle proteine che lo fanno diventare ancora più buono in bottiglia”. Altro rosso pronto per il Vinitaly è il Fastaia 2009. Un vino di mezzo, se lo si può così definire. Pensato per stare tra la linea dei giovani e il Ceuso, il grande vino maturo della cantina. Un blend di Cabernet Sauvignon e Merlot entrambi tenuti in vasca in cemento per 20 mesi con una percentuale di Petit Verdot affinato per un anno in barrique. Vino che sin dalla primo anno di produzione, il 2002, ha incassato il successo commerciale. A chiudere la rassegna il vessillo della cantina, il Ceuso con l’annata 2007. Vino che per i Melia diventa sinonimo di tempo, capace di soprendere anche dopo dieci anni. Rappresenta lo storico della cantina e la longevità che il Nero d’Avola e il Merlot in questo blend promettono. “Costruire una storia, significa costruirla nel tempo”, con questa frase, assunta quasi come un precetto in cantina, è stato infatti presentato il vino. La cui determinante temporale è data prioprio dal territorio. Specifica infatti Vincenzo Melia: “Il clima e questi terreni argillosi, ricchi di pietra ci danno vini eleganti, con una ottimale maturazione polifenolica. Non è nostra intenzione fare vini balestrati o vini subito pronti come quelli che richiede il mercato”. Dalle note del Ceuso l’evento è poi proseguito su quelle della musica, scandite anch’esse dal tempo della Sicilia. Entrambe perfettamente padroneggiate da Laura Mollica, interprete studiosa di canti della tradizione popolare e, non affatto a caso, veterana sommelier dell’Ais.
Manuela Laiacona
Le foto sono di Manuela Laiacona
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