L’ANALISI
Il fondatore di Slow Food: importante l’ingresso di giovani nelle cantine. E da parte nostra l’attenzione al Centro-Sud
Petrini: “Il vino italiano
resiste alla crisi”
«In questo periodo di crisi l’enologia italiana ha saputo conquistare nuovi mercati e tenere alta la bandiera.
La cosa sorprendente è il ricambio generazionale, ci sono molti giovani con voglia di fare e grande capacità di intraprendere». Lo afferma il fondatore di Slow Food Carlo Petrini a margine della presentazione all’Open Colonna della versione elettronica in inglese per iphone, iPad e iPod touch della Guida «Slow Wine 2011». «In agricoltura – aggiunge Petrini – non ci sono ancora i margini di realizzo del vino; fare melanzane e patate è più dura anche perchè si continua a considerare il lavoro contadino esclusivamente rispetto alla merce, non rispetto al lavoro che fa il contadino per sua natura anche rispetto alla salvaguardia del territorio, il mantenimento del paesaggio e la cura del sistema idrogeologico. Tutte cose che nessuno gli paga». Petrini si sofferma sulla novità della guida ‘Slow Wine’ che si è rivolta con un nuovo approccio al mondo del vino, puntando sulla conoscenza delle storie di uomini, vigne e vitigni che stanno dietro la tal bottiglia di vino. «In questa guida – dice Petrini – ci sono molte informazioni, sia sui sistemi di produzione, di cura del vigneto, di territorio sottostante, tutto quello, insomma, che chiede ogni consumatore. Ormai è l’ora dell’informazione, è finita l’era dei punteggi». «La cosa interessante – aggiunge Marco Bolasco, amministratore delegato di Slow Food editore – è che ci sono territori prima non rappresentati. L’idea di valutare le persone e il territorio insieme al gusto del bicchiere ha un po’ stravolto le classifiche, le categorie di una volta, di conseguenza molti territori del Centro-sud sono ben presenti, faccio l’esempio della Calabria da sempre snobbata e che sulla nostra guida dimostra di avere carte significative, o il Lazio, di cui pochi sanno che ha una varietà tale di vini che vanno dai vulcani viterbesi al mare di Terracina».