IL PROVVEDIMENTO
Necessarie più autorizzazioni per la messa in commercio di prodotti provenienti da animali clonati. Il documento passa ora all’esame del Parlamento Europeo
Il cibo
di Frankenstein
I detrattori lo chiamano il cibo di ‘Frankenstein’: carne e latte provenienti da animali clonati fino alla prima generazione della loro discendenza. L’unione europea adesso impone una più ampia autorizzazione all’eventuale messa in commercio di questi prodotti.
Già ora la normativa europea prevede che i prodotti derivati dalla pecora Dolly – il primo animale clonato nel 1996 – devono essere sottoposti ad una autorizzazione preventiva in caso di vendita sul mercato comunitario. Oggi gli Stati membri hanno deciso di imporre una ulteriore autorizzazione per gli alimenti provenienti dalla prima generazione della discendenza di animali clonati.
Il documento di intesa dei 27 Stati membri passa ora all’esame del Parlamento europeo. E si annuncia battaglia. Già dal 2008, i deputati europei avevano posto un netto rifiuto all’utilizzo commerciale di qualsiasi discendente della pecora Dolly votando a grandissima maggioranza una risoluzione in favore del blocco della clonazione animale e contro la vendita e l’importazione di carni, latte e derivati prodotti da animali clonati e dalla loro progenie. E questo nonostante l’Efsa avesse affermato ”che non esistono differenze tra animali clonati sani e quelli di animali riprodotti in maniera naturale o artificiale”, mentre invece veniva rilevata una maggiore incidenza di malattie tra gli animali clonati.
Negli Usa, dopo il via libera della Food and Drug Administration, prodotti ottenuti da cloni o dalla loro discendenza possono già essere messi sul mercato. Il sistema statunitense tuttavia, prevede una compensazione finanziaria per chi possiede degli animali clonati e non le introduce nella catena alimentare.
L’intesa raggiunta dal Consiglio Ue riguarda, più in generale, le procedure di autorizzazione per i nuovi cibi o ingredienti alimentari: tra questi, anche vitamine o sostanze minerali derivate, ad esempio da alghe, che possono essere benefiche alla salute ma che fino ad oggi non erano presenti sul mercato europeo. Nella posizione comune raggiunta dai 27 si dà anche la possibilità alle imprese alimentari che sviluppano alimenti veramente innovanti – su base scientifica – di beneficiare di un’esclusività sul mercato per un periodo di cinque anni.
Elena Mancuso