Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 156 del 11/03/2010

L’INTERVISTA Benanti: “La Doc Etna esca dalla Doc Sicilia”

07 Marzo 2010
benanti benanti

L’INTERVISTA

Il produttore: “Il vulcano così come Pantelleria e le Eolie hanno un’identità forte, va difesa. E la denominazione estesa a tutta la regione livella tutto verso il basso”. E poi lancia un appello alle coscienze in vista del Vinitaly

Benanti:
“La Doc Etna esca
dalla Doc Sicilia”

Lo ha detto durante Sorsi dell’Etna – la manifestazione del nostro giornale che si è svolta al Telimar di Palermo venerdì sera – a un gruppo di amici. Era un battuta, ci ha pensato una notte intera. Adesso è qualcosa di più. «La Doc Etna deve stare fuori dalla Doc Sicilia.

Un altro percorso, un altro disciplinare. È necessario intervenire». Giuseppe Benanti, produttore etneo, tra i primi a svoltare verso la qualità in quel territorio, insiste e vuole che il suo pensiero si diffonda tra gli addetti ai lavori.

Perché Doc Etna fuori dalla Doc Sicilia?
«Perché l’Etna e il suo vino hanno una identità molto, molto forte. Credo altresì che attribuire la Doc vuol dire dare un riconsocimento di qualità e non mi pare che in Sicilia si faccia da tutte la parti vino di qualità. Ci sono situazioni in tutta la Sicilia non del tutto chiarissime».

E allora?
«Insisto e dico che va rispettata l’identità di un territorio talmente forte che non ha bisogno di una Doc unificante ma semmai di un disciplinare ancora più rigido, rigidissimo, garanzia di maggiori controlli a tutela del consumatore».

Ma la Doc Sicilia non dovrebbe escludere le peculiarità dell’Etna…
«Nei dibatitti si dice che l’Etna avrà la sua autorizzazione ad essere citata accanto alla scritta Doc Sicilia. Non so se sarà così ma in ogni caso non sono d’accordo. Non credo nelle Doc unificanti. Per fare cosa? Per legittimare produzioni mediocri? No, non credo che per l’Etna sia un vantaggio».

Perché?
«Perchè una volta che il consumatore attento – e sono sempre di più – capisce che sotto il marchio doc non c’è un vino di qualità, allora si disamora. E così tornerebbe a prevalere il valore del brand di quelle aziende che nel corso del tempo si sono fatti un nome. Ma è un ritorno al passato. Il futuro è altro».

Anche altri territori potrebbero rivendicare la stessa cosa. E così che ne facciamo della Doc Sicilia?
«L’Etna è un’isola nell’isola. Come Pantelleria e le Eolie. Che io terrei anche fuori dalla Doc Sicilia. Non si può fare di tutta l’erba un fascio».

Fai parte di Assovini che invece è l’associazione di produttori che sostiene fortemente il varo della Doc Sicilia. Loro la pensano diversamente. Dicono che la nostra regione al momento non ha di meglio per il futuro del vino…
«Li invito a riflettere ancora, perché a mio sommesso avviso la Doc Sicilia livella la qualità del vino verso il basso».

Cosa vuoi fare?
«Parlarne con le istituzioni, col presidente del consorzio Giuseppe Mannino, lo dico da produttore e da presidente della strada del vino dell’Etna. E chi ha voce in capitolo si faccia sentire».

Non è troppo tardi? Le carte sono già a Roma al ministero.
«Credo di no. Qualcuno deve ascoltarci».

E un appello alle coscienze?
«Credo che bisogna aspettare il prossimo Vinitaly. Avremo una identità ben delineata nello stesso padiglione 2. È un primo passo. Saremo in un settore tutto dedicato al nostro territorio. Ne parleremo, faremo qualcosa. I tempi ci sono. Sì, è un appello alle coscienze».

F. C.