Il nodo della Doc Sicilia
Come sta il vino del Sud Italia? Se lo è chiesto la redazione di Cronache di Gusto che, alla vigilia del Vinitaly – uno dei maggiori eventi nazionali dedicati al mondo dell’enologia e dei suoi produttori –, ha organizzato un forum per discutere del reale stato vitivinicolo dell’Isola e che si è svolto martedì 2 marzo nei locali di Villa Malfitano, a Palermo.
Un dibattito che ha visto il coinvolgimento trasversale di produttori, rappresentanti di commercio, distributori, importatori ma anche ristoratori, enotecai e i rappresentanti delle associazioni dei consumatori. Un incontro tra tutte le categorie, dunque, per riflettere e avanzare proposte sul reale stato dell’enologia meridionale, tra aziende vitivinicole e prodotti di qualità. Diversi gli argomenti di cui si è discusso, soprattutto nella prima sessione di lavori, quella della mattina, interamente dedicata al tema “Dalla terra alla bottiglia”.
La questione più controversa è stata, sicuramente, quella relativa alla denominazione Doc Sicilia che, stando alle parole di Giuseppe Bursi, funzionario dell’assessorato regionale Agricoltura e foreste, “potrebbe essere approvata quest’anno, entro il prossimo mese di giugno”. Una notizia che ha di certo suscitato pareri divergenti e creato una vera spaccatura tra i produttori divisi su due fronti: da un lato ci sono le aziende più grandi, come Planeta e Cusumano, che sostengono che la codificazione di una Doc Sicilia possa solo essere un elemento di garanzia in più per l’enologia isolana, “una scelta che non danneggerà le piccole Doc ma, al contrario, le tutelerà maggiormente”; dall’altro lato, invece, c’è una fetta di produttori che, seppur minore, ritiene che il rischio è di “perdere la tipicità del vino e la sua territorialità, finendo col fare di tutta l’erba un fascio”.
Un secondo dato rilevante è quello relativo agli investimenti. Messina e Catania risultano, ad oggi, le zone dove – nonostante la crisi, avvertita comunque da tutti i produttori – maggiormente si continua ad impiegare il denaro, principalmente nell’ambito della tecnologia e dell’innovazione. “La nostra area è sicuramente quella che fa da apripista – ha detto Giuseppe Benanti, a capo di una delle maggiori aziende vitivinicole dell’Etna – ma, alla fine, si arriva ad una sorta di accorpamento e omologazione dei vini siciliani, per cui i nostri sforzi diventano nulli”.
Nel corso della sessione pomeridiana di lavori, in cui si è discusso del tema “Dalla bottiglia alla tavola”, ad insorgere sono stati invece ristoratori ed enotecai. Uniti da una stessa linea di pensiero, hanno protestato per i rincari che si applicano sui vini al momento della vendita. “Aumenti Di prezzo troppo alti rispetto al costo originario – hanno spiegato – e che mediamente raggiungono il 20% ma spesso lo superano di gran lunga”.
P. Pi.