LA CURIOSITÀ
Sperimentati dai tecnici dell’assessorato regionale all’Agricoltura i frutti a “residuo zero”. Gli esperti: “Proprio perché viene mangiata senza essere sbucciata, il consumatore da grande rilievo alle coltivazioni certificate e garantite”
Fragole perfette
In arrivo una fragola a “residuo zero”. In Sicilia i tecnici dell’assessorato regionale all’Agricoltura hanno realizzato, infatti, dei campi per lo sviluppo e la promozione del vivaismo fragolicolo con la produzione di piante fresche e cime radicate, campi collaudo di liste varietali e prove di confronto tra geodisinfestanti chimici e solarizzazione per ridurre l’impatto ambientale ed ottenere un prodotto con assenza di residui chimici, sfruttando l’energia del sole.
Sulle orme della fragola a “residuo zero”, i tecnici delle Unità operative (Uo) di Mazara del Vallo e Marsala (Trapani), Bronte (Catania), Brolo (Messina) e Sciacca (Agrigento) con il coordinamento scientifico di Fabio D’Anna, docente presso il dipartimento di Agronomia dell’Università di Palermo.
«Grazie alle particolari condizioni pedoclimatiche della zona e alle innovazioni di processo siamo riusciti ad ottenere un prodotto dalle buone caratteristiche qualitative e da un ampio calendario di commercializzazione», spiega Maria Luisa Palermo, dirigente dell’Uo di Mazara del Vallo a margine del settimo convegno nazionale della fragola, ospitato al complesso monumentale San Pietro di Marsala. «Questi elementi – prosegue l’esperta – adeguatamente valorizzati, possono essere dei punti di forza nei mercati nazionali ed esteri, anche nei Paesi produttori».
E proprio la fragolicoltura estera è stata sotto i riflettori nel corso della giornata in cui esperti provenienti da Spagna, Nord Europa, Florida, California e Cina hanno illustrato le attività di ricerca in corso nei propri Paesi e le novità varietali e vivaistiche. «Nel quinquennio 2005-2009, la superficie coltivata a fragola è mediamente aumentata di 149 ettari ogni anno – spiega Quinci Winterbottom, Marketing and foundation manager della Sierra-Cascade Nursery in California – e ciò fa comprendere come l’interesse per questa coltura abbia portato a programmi di miglioramento genetico pubblici e privati grazie ai quali sono state ottenute cultivar promettenti attualmente in fase di studio». Ma anche dalla Sicilia si aprono nuovi orizzonti per la fragolina grazie al progetto Sicilberry. «Abbiamo applicato tecniche di propagazione comparative e trattamento con freddo del materiale vegetale, prove di copertura e di coltivazione fuori suolo al fine di ampliare il periodo d’offerta del prodotto», spiega Lara Giongo dello Iasma di San Michele all’Adige (Trento).
«L’obiettivo è quello di incentivare la diffusione della fragolina nelle aree vocate, incluso il parco dei Nebrodi», precisa Antonio Virzì, che ha seguito il progetto per conto dell’assessorato all’Agricoltura della Regione siciliana. A fare il punto sulle indicazioni della grande distribuzione organizzata è stato Claudio Gamberini della Conad. «La fragola è un frutto importante per la gdo ma è necessario precisare che, proprio perché viene mangiata senza essere sbucciata, il consumatore da grande rilievo alle coltivazioni certificate e garantite», precisa l’esperto. «Negli ultimi anni i consumi si sono destagionalizzati ma in ogni caso il nostro consumatore è attento alla provenienza del prodotto e acquista con preferenza il prodotto nazionale».
Agata Polizzi