IL DIBATTITO
Sempre più vicina l’idea di una denominazione unica. Tra gli obblighi l’imbottigliamento nell’Isola. La Via: “Passaggio essenziale per le prospettive del nostro vino”
Tre, due, uno:
Doc Sicilia
Un anno per «sbrigare» gli aspetti tecnici e burocratici e tre anni di regime transitorio. Se si partisse oggi, tra quattro anni la Doc Sicilia sarebbe a regime e i produttori dovrebbero imbottigliare sull’Isola tutto il vino prodotto.
In cambio le aziende produttrici sarebbero avvantaggiate dal brand «Sicilia» e da quelle che l’assessore regionale all’Agricoltura, Giovanni La Via, chiama «misure di accompagnamento» ovvero un sostegno economico da parte della Regione per le aziende vitivinicole siciliane.
È quello che è emerso ieri agli stati generali del vino che si sono tenuti all’Ircac a Palermo.
L’intero sistema vitivinicolo regionale, produttori, cantine sociali, associazioni di impresa, è disposto a condividere la proposta di avanzare la richiesta per creare la «Doc Sicilia». Un marchio unico sul territorio regionale che possa rappresentare un valore aggiunto per le produzioni e che differenzi e tuteli i vini siciliani sui mercati nazionali e internazionali.
Nel corso dell’incontro è stato illustrato il progetto della denominazione d’origine targata Sicilia, alla luce del nuovo quadro normativo di riferimento e il disciplinare di produzione, da sottoporre successivamente al Comitato nazionale vini per l’approvazione.
Un disciplinare costituito da sette articoli che nell´articolo 5 ha probabilmente il suo «cuore»: «Le operazioni di vinificazione, affinamento, invecchiamento e imbottigliamento – si legge nella bozza – devono essere effettuate nell´ambito dell´intero territorio della Regione Sicilia». Si potranno usare tutti i tipi di confezionamento fino a 5 litri (tranne il formato bordolese o borgognotta fino a 24 litri), escluso il brick. Almeno 20 mila le firme di produttori da raccogliere entro il 31 marzo, grazie al coinvolgimento diretto degli organismi associativi, per raggiungere la soglia minima del 66% di adesioni (intendendo la superficie vitata rappresentata), così come richiesto dai regolamenti comunitari.
«L’istituzione della Doc – ha detto l’assessore – è un passaggio assolutamente essenziale per le prospettive del vino prodotto nell’Isola, che dovrà misurarsi nei prossimi anni con il mancato paracadute della distillazione, imposto dalla nuove regole comunitarie. L’obiettivo determinante è quello di sostenere il sistema nelle criticità legate alla strategia di rilancio del settore, basata sul progetto Doc Sicilia, attraverso efficaci strumenti di accompagnamento».
Strumenti che l’assessore ha annunciato e che prevedono, innanzitutto, la capitalizzazione del sistema grazie alle risorse della legge regionale 19/2005 (circa 20 milioni di euro), con il finanziamento di investimenti immateriali a favore delle cantine sociali, nell’ambito del “de minimis” fino a 500 mila euro nel triennio, fissando comunque condizioni per le dimensioni minime dei beneficiari per spingerli verso forme consortili.
«Gli interventi – continua l’assessore – sono da realizzare dietro contratto di programma regionale da inserire in una norma urgente in materia di agricoltura, da approvare in tempi rapidi».
Tra gli altri strumenti annunciati, il sostegno creditizio attraverso il concorso in conto interessi e priorità settoriali nell’ambito delle misure del Programma di sviluppo rurale 2007/2013 per le cantine sociali, attraverso il meccanismo dei punteggi. In questo caso, si tratta di favorire l’acquisizione di dotazioni strutturali essenziali di completamento della filiera, come ad esempio linee di imbottigliamento di adeguata capacità, procedendo se del caso ad una modifica del Programma.
E le Doc esistenti? La Via non ha escluso che accanto al brand Sicilia possa essere collocato anche il marchio delle Doc già esistenti.
Salvo Butera