L’ALLARME
A rischio tre specie in Sicilia: cappuccetto, calamaretto e cicerello, spesso strappati al mare nonostante i divieti. A chi trasgredisce più volte il sequestro dell’imbarcazione
Pesca illecita?
Patente a punti
Cappuccetto, calamaretto e cicerello. Tre specie marine che rischiano di scomparire dalle nostre tavole. Tre specie che, però, trovandosi sui fondali sabbiosi del mar Mediterraneo, ed in particolare nella zona di Sciacca e nel Trapanese, si pescano con reti a strascico con maglia inferiore ai quaranta millimetri.
Un attrezzo da pesca tabù all’interno dalle direttive dell’Unione Europea, il cui utilizzo è severamente punito con multe salatissime, sequestro della rete e del pescato. “La novità di questi giorni, arrivata direttamente da Bruxelles, – ha fatto sapere Salvino Roccapalumba, dirigente del servizio biologia marina e salute del mare della Regione Siciliana – è che dal primo giugno saranno intensificati i controlli”. Il divieto nasce per presevare gli stocchi ittici di piccola misura, e poiché le reti non selezionano le specie, questo si estende naturalmente anche a pesci come il cicerello che non potrebbe essere catturato altrimenti. Ma c’è di più. “L’Unione Europea – ha spiegato Roccapalumba – ha invitato tutti gli stati membri a pensare e redigere un regolamento ad hoc per punire i pescatori intransigenti, una sorta di ‘patente a punti’. Finiti i punti, defacalti a causa delle violazioni al regolamento europeo, si incorre nel sequestro temporaneo sia della patente che del mezzo”. Un progetto che prenderà corpo nei prossimi mesi.
Intanto il settore Biologia marina sta lavorando a delle ricerche scientifiche che possano concretamente testimoniare la diversità della composizione della fauna marina mediterranea rispetto a quella atlantica. “In questo modo – ha dichiarato Roccapalumba – si vuole contrastare, non polemicamente ma attraverso lo studio della realtà, la visione atlanticocentrica di alcune direttive e chiedere quindi più attenzione per le esigenze propriamente attinenti al mar Mediterraneo”.
Piera Zagone