IL BILANCIO/2
Il presidente della Provincia di Catania: “Il futuro dell’Etna nel vino? Ci sarà se riusciremo a mettere in bottiglia la cultura del luogo”
Castiglione:
“E ora si faccia
sistema”
“Il futuro dell’Etna del vino potrà esserci se riusciamo a trasformare e a mettere in bottiglia la cultura del luogo e a fare sistema”. Così esorta i viticultori Giuseppe Castiglione, presidente regionale della Provincia di Catania, che ha promosso e portato a Castiglione di Sicilia il terzo Congresso Internazionale della viticoltura di Montagna e in Forte Pendenza.
Per lui la viticoltura dell’Etna e di montagna in generale non avrebbero problemi dal punto di vista delle risorse, ma più di idee, in termini di scelta di obiettivi, primo fra tutti l’identità del territorio. “In un’Europa che ha bisogno di investire su nuovi bisogni, tutti stanno tenendo in considerazione l’agricoltura. Quindi si prospetta l’occasione migliore per far sì che il territorio si promuova, che emergano le culture di questi luoghi. Bisogna difendere le regioni e le identità però. Si deve partire da questo. E le risorse umane di questi luoghi sono infatti la nuova grande sfida”.
Ed ecco quali sono per Castiglione i fattori su cui puntare per guardare al futuro, in una prospettiva anche turistica. “Per stare sul mercato bisogna fare conoscere la particolarità di queste produzioni e quello che vi sta attorno. Perché esistono consumatori consapevoli capaci di apprezzare questi vini. I produttori devono riuscire a comunicare in forma moderna, la naturalità l’artigianalità dei vini di montagna”, dichiara. Nella commercializzazione differenziata vede la strada da seguire, in particolar modo il percorso che dovrebbe fare il territorio dell’Etna. “L’Etna ha una sua specificità, peculiarità, e proprio per questo forte per prodotti competitivi e di qualità. Nel 2002 sul vulcano non esisteva più nulla della viticoltura, e l’avere ripartito i diritti di impianto, quando ero assessore regionale all’Agricoltura, si è rivelata una scelta vincente, dati i risultati qualitativi che sta dando questo territorio”. E aggiunge: “Abbiamo dato un messaggio significativo. Che attorno alla viticoltura eroica, alle qualità di un territorio e dell’ambente si può sviluppare un mondo che possa consentire alla gente di non depauperarsi del patrimonio che caratterizza queste zone. Ma questo vale anche in generale, se pensiamo che le zone montane dove si coltiva la vite rappresentano il 60% della superficie internazionale”.
Manuela Laiacona