LA NOVITA’
La cantina sociale Paolini punta su questo tipico vitigno. Il presidente Baiata: “È ciò che cerca il consumatore, cioè vini di più facile beva”. Il prossimo progetto: coltivarlo anche in biologico
Il Frappato
da Vittoria
a Marsala
Il Frappato, tipico vitigno utilizzato in blend col Nero d’Avola per produrre il Cerasuolo di Vittoria, unica Docg siciliana, fa tappa in provincia di Trapani. Protagonista di questo viaggio è una cantina sociale, la Paolini di Marsala.
Con 900 produttori che conferiscono le uve ottenute da oltre 3000 ettari di vigneto, ha recentemente avuto interessanti conferme dal mercato proprio con questo prodotto, uno dei 6 a marchio Paolini e dei 20 prodotti dalla struttura anche con altri marchi. Si tratta di un vitigno antico, coltivato in circa 50 ettari di terreno appartenenti ai soci della cantina e che sembra prendere piede in un momento in cui il Nero d’Avola subisce una flessione nei consumi. “Intorno al 2000 c’è stato il boom dei vini australiani con sapori secondari, molto corpo e molto alcol così anche in Europa ci eravamo adeguati, utilizzando legno e prediligendo i vitigni internazionali, – spiega il presidente della cantina, Gaspare Baiata – poi siamo passati agli autoctoni come il Nero d’Avola, ma oggi il consumatore medio si è stancato anche di questo ed è alla scoperta di vini di più facile beva, così trova nel Frappato, che ha tra l’altro un tenore alcolico che non arriva a 13 gradi, la risposta alle sue esigenze”. Secondo Baiata, inoltre, il vino del futuro è quel prodotto che viene ottenuto con poco legno, che ricorda il territorio e che presenta odori primari molto apprezzati da un pubblico femminile.
Il Frappato di Marsala viene vinificato in acciaio e affinato per appena due-tre mesi in vasche di cemento, in modo da essere immesso nel mercato ad un anno dalla vendemmia. “Ciò che viene fuori è un vino dal colore rosso intenso che profuma di sottobosco e spezie con un gusto concentrato di tannini morbidi”, precisa Vincenzo Angileri, responsabile commerciale della cantina. Un vino fresco che si presta anche ad essere invecchiato. L’abbinamento ottimale è con carni rosse e selvaggina ma può dare un buon risultato anche con formaggi aromatizzati e a pasta molle. La distribuzione delle 100 mila bottiglie prodotte avviene sia in gdo che attraverso il canale horeca con il marchio Conte di Matàrocco. “Attualmente all’estero viene apprezzato di più in blend col Syrah e rigorosamente in horeca – prosegue Angileri – siamo in ritardo di sei-sette anni rispetto al mercato nazionale, dunque prevediamo di approdare alla gdo estera tra qualche anno”.
In ogni caso, visto il successo riscosso, gli attuali 50 ettari sono destinati ad aumentare, anche perché la resa in uva è piuttosto bassa, pari a circa 70-80 quintali per ettaro. “La forma di allevamento più adatta è il cordone speronato o l’alberello, perché il Frappato è una cultivar che produce su corto”, conclude il presidente. Progetti per il futuro: coltivare il tipico vitigno anche in biologico.
Annalisa Ricciardi