IL CONGRESSO
Veterinari a confronto all’Istituto zooprofilattico a Palermo. Mucca pazza? “Interventi efficaci”
Qualità dei cibi
e salute
L’influenza aviaria, la tubercolosi bovina e la mucca pazza. Sono alcuni degli argomenti affrontati dal quinto congresso nazionale Aipvet (Associazione italiana di patologia veterinaria) organizzato dall’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sicilia “A. Mirri”, che si è svolto a Palermo.
Due giorni di confronto su tematiche di patologia generale ed anatomia patologica veterinaria, per capire cosa arriva sulle nostre tavole e quali sono i rischi per la salute umana. In particolare i ricercatori hanno illustrato un nuovo metodo per verificare sia nei bovini, e per la prima volta negli ovini, la presenza di anabolizzanti. “La medicina umana, considerata fino a qualche anno fa quella per eccellenza – ha spiegato Andrea Antonio Riela, direttore generale dell'I.Z.S. della Sicilia – deve compiere un atto di umiltà, collaborando con la sua omologa veterinaria”.
L’uso degli anabolizzanti negli animali, per esempio, può provocare seri rischi per la salute umana. “Eventuali residui di trattamento – spiega Massimo Castagnaro, coordinatore della Conferenza dei presidi di Medicina Veterinaria – potrebbero scatenare nel nostro organismo tossicosi acute. Purtroppo – continua Castagnaro – attorno a questa pratica girano cospicui interessi di aziende internazionali, che aggiornano continuamente queste sostanze rendendo difficile trovare nuovi antidoti”. Il nuovo metodo, finanziato dal ministero della salute e promosso dall’istituto Mirri, rappresenta un progetto pilota durato due anni che consiste nell’aver individuato negli animali, degli organi maggiormente colpiti dagli anabolizzanti. “In questo modo – conclude Castagnaro – sarà più facile il riscontro dei più comuni trattamenti di queste sostanze nocive”. Durante il meeting, è stato affrontato anche il tema della BSE o più comunemente detta mucca pazza.
“Negli ultimi anni, – ha sottolineato Maria Caramelli, responsabile del centro di referenza nazionale per la Bse presso l'istituto zooprofilattico sperimentale di Torino. – si è riscontrata una discesa della prevalenza della BSE in tutta Europa, ma particolarmente in Italia. Efficaci le misure messe in atto per fronteggiare il problema, come eliminare il tessuto nervoso dagli animali macellati, prima che siano immessi nella catena alimentare, e vietare l'uso di farine alimentari, responsabili della diffusione della malattia”.
Alessandra Ferraro