L'ANALISI
Un rapporto dell'Oiv sulla produzione mondiale. Cresce il peso dei Paesi del nuovo mondo. In Europa si beve di meno. E intanto l'Italia…
Vino, calano i consumi
Il primato resta ancora all’Europa. Con il 60% circa della produzione, pari a 170 milioni di ettolitri sui 284 milioni complessivi, e con il controllo di 53 milioni sugli 83 milioni di ettolitri che danno luogo all’interscambio mondiale, il vecchio Continente mantiene ancora salda la leadership nel pianeta vino. Sullo sfondo, però, si fa strada l’agguerrita schiera di nuovi Paesi produttori che ogni giorno guadagnano nuove fette di mercato.
Se si ragiona sui grandi numeri le variazioni i mutamenti appaiono di poco conto. I vigneti, nel mondo, occupano 7,9 milioni di ettari. E i cambiamenti, a una prima analisi, sembrano ininfluenti. In realtà, leggendo con attenzione il rapporto presentato nei giorni scorsi a Parigi dall’Organisation Internazionale de la Vigne e du Vin (Oiv) – organismo al quale aderisce buona parte dei Paesi produttori di vino del mondo – ci si rende conto che lo scenario è in movimento.
Il primo dato che salta agli occhi è il travaso di superficie vitata (cioè le aree dove insistono i vigneti) a una parte all’altra del pianeta. L’Europa, dal 2000 ad oggi, passa da 3,75 milioni di ettari a 3,56 milioni di ettari, con una perdita che sfiora i 200 mila ettari. A tale riduzione si accompagna un incremento di superficie investita a vigneto in altri Paesi del mondo dove questa coltivazione è in crescita: Australia, Sud Africa, Cile, Argentina, Cina e Brasile.
Non mancano novità anche sul fronte dei consumi. Nella vecchia Europa, dopo un 2005 che lasciava ben sperare, la domanda al consumo di vino è in flessione (da 127 milioni di ettolitri del 2005 a 126 milioni di ettolitri del 2006). Mentre in altre parti del mondo, al contrario, si beve sempre più vino. E’ il caso degli Stati Uniti d’America, che oggi può essere considerato il mercato di consumo che importa più vino al mondo (7,5 milioni di ettolitri).
Grandi cambiamenti anche in materia di interscambio. Stando sempre al rapporto Oiv, viene fuori con prepotenza il ruolo esercitato sui mercati internazionali da un gruppo di Paesi. Si tratta di Argentina, Cile, Sud Africa, Australia, Nuova Zelanda e, ancora, Stati Uniti. Ad accomunarli è il marketing aggressivo e la leva sui prezzi. Una ricetta che ha consentito ai produttori di questi Paesi di raddoppiare in soli dieci anni la propria quota di business mondiale: dal 15% del 1996 sono infatti passati al 27,4% del 2006.
Sul fronte del vino l’Europa perde terreno. E conta poco il fatto che alcuni Paesi del vecchio Continente segnino risultati positivi sui mercati internazionali. E’ il caso dell’Italia, che vede crescere i propri flussi di export: + 8% in quantità e + 4,5% in valore, con riferimento al 2006. Il dato che dovrebbe far riflettere Bruxelles (e anche Strasburgo, con riferimento al Parlamento europeo) è che l’Unione Europea, sul fronte del vino, registra una flessione. Un segnale del quale si dovrà tenere conto nel mettere a punto la nuova riforma dell’Ocm-vino.
Giulio Ambrosetti