Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 176 del 29/07/2010

L’ANNUNCIO La Patria diventa S.p.A.

25 Luglio 2010
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L’ANNUNCIO

L’azienda di Solicchiata sull’Etna non è più una cantina sociale. Una trasformazione che guarda ai mercati esteri. L’amministratore Di Miceli: «Risultati confortanti in Cina e India»

La Patria diventa
S.p.A.

La cantina Patria da cooperativa si trasforma in società per azioni e punta ai mercati orientali e africani. E proprio questa spinta all’internazionalizzazione è stato il propulsore principale della ristrutturazione aziendale.La Patria, con sede a Solicchiata di Castiglione di Sicilia, sul versante nord dell’Etna, in provincia di Catania, è stata finora la cantina sociale più importante della Sicilia orientale con una ventina di soci (dalle province di Palermo, Agrigento, Caltanissetta, Enna e soprattutto Catania), due milioni di euro di fatturato annuo, 1,2 milioni di bottiglie e 15 mila ettolitri di vino sfuso prodotti annualmente, 32 etichette, tra cui quelle dei vini Etna Doc.


«L’unico modo che avevamo per crescere – spiega l’ex presidente della cantina, adesso amministratore unico della spa, Francesco Di Miceli (nella foto) - era quello di investire per inserirci nei mercati esteri. Ma il cooperatore difficilmente vuole investire: così è nata l’idea di trasformarci in spa, ricapitalizzare l’azienda e se possibile cercare anche nuovi soci e nuovi partner».
I mercati principali nei quali la cantina Patria si sta inserendo sono quelli di Cina, Russia, Kazakistan, Sudafrica, e India. «In Cina – evidenzia Di Miceli – abbiamo un partner con 90 negozi nella zona di Guangzhou, un altro distributore agisce nella zona di Shangai. La nostra logica è quella di penetrare anche nel mercato dell’India, ma non con le bottiglie, ma con il vino sfuso. Commercializzare una bottiglia di vino in India significa dover pagare il 200 per cento di tasse, mentre il vino sfuso non ha praticamente tassazione se viene imbottigliato in loco con il nostro know how e viene sostenuta anche la commercializzazione». I nuovi mercati sono anche rischiosi, «ma il rischio – spiega l’amministratore unico della cantina Patria – è calcolato. In Cina, Russia e India si riescono ad avere pagamenti in contanti e poi si rischia solo nel breve termine: dopo 5 anni si recuperano gli investimenti e si comincia a guadagnare».
Attualmente la spa è composta da sette dei circa venti soci della vecchia cooperativa. Una storia, quella della Patria, nata nel 1968 con 16 soci, poi l’affitto della Torre Palino, acquisita nel 1998 attraverso il liquidatore nominato dall’assessorato regionale alla Cooperazione. Nel 2000 è iniziata un’opera di ammodernamento per la quale nel 2004 è stato chiesto il collaudo al ministero delle Attività produttive. «Il finanziamento – sottolinea Di Miceli – è arrivato solo nel 2009». Adesso la trasformazione in spa grazie a una legge nazionale. Nel passaggio, però, gli ex soci non sono stati lasciati a se stessi: «La cantina Patria – spiega Di Miceli – è socia della cooperativa Moganazzi: quest’ultima si dedicherà al conferimento, mentre la Patria si occuperà di imbottigliamento e commercializzazione».

Salvo Butera