IL PROGETTO
Ecco il progetto di rilancio del comparto zootecnico sostenuto dall’associazione degli allevatori. Tutta la produzione sotto un unico marchio
Sicilia al latte
Fresco, ricco di oligominerali, ma soprattutto un concentrato di omega 3, nasce il Latte Siciliano. È il progetto di rilancio del comparto zootecnico sostenuto da Aras Sicilia (Associazione regionale allevatori della Sicilia) che vede unificare tutta la produzione sotto un unico marchio di qualità. A settembre in più di 400 mila punti vendita sarà possibile acquistarlo in brik con i bollini di certificazione di origine Italialleva e dell’Istituto zooprofilattico Sperimentale.
Step di lancio che sarà anticipato da degustazioni in piazza itineranti nei capoluoghi e nelle cittadine dell’Isola. “Il nostro obiettivo è quello di posizionare il latte in tutta la Regione. Ad oggi non si producono più di 2.000 litri di latte al giorno, un paradosso se si pensa che abbiamo 5 milioni di abitanti. Oggi il consumo di latte fresco locale è del 3%. Chiederemo al consumatore di assaggiarlo e soprattutto di leggere l’etichetta, così da potere egli stesso vedere da dove proviene il loro bicchiere di latte, solo da mucche allevate in Sicilia e da pascoli verdi”, dice Alessandro Chiarelli commissario dell’Aras. Non solo buono ma anche sicuro, garantito da un protocollo di controlli mensili di correzione svolti dall’Aia su tutta la filiera.
Al Latte Siciliano sembra quindi essere affidato il destino dei 1500 allevatori che non troverebbero al momento altre strade di sbocco nel mercato regionale. “La nostra sarà una vera e propria guerra – annuncia Chiarelli -. Il nostro latte viene venduto a 33 centesimi al litro attualmente. Un prezzo insostenibile. Speriamo di portarlo con questa operazione ad almeno 40 centesimi”. Nel mercato o nel ristorante sotto casa, la distribuzione della bevanda, assicura l’Associazione, sarà capillare. “Il Latte Siciliano è unico per le sue qualità. E’ vivo, pieno di oligominerali. Gli animali dieci mesi l’anno mangiando erba e producono un’enorme quantità di omega 3. Non solo calcio. Ma tutto questo non si sa. Per ignoranza ingrassiamo le vacche degli altri mentre le nostre vanno morendo”. Alimento sano anche anche per la valenza sociale. Consumarlo, come esorta a fare il commissario, significherebbe infatti anche una responsabilità nei confronti delle le famiglie degli allevatori strozzate dall’immobilismo commerciale del settore. Anche di quelle che macellano la carne. Assieme al posizionamento del latte si procederà con quello della carne, aggiugne Chiarelli: “Con la filiera del latte sarà immessa anche la filiera della carne nella distribuzione regionale. La carne che si compra viene per lo più dalla Spagna e dalla Francia. E sappiamo benissimo che lì si può estrogenare, mentre qua no, è vietata questa pratica”. Anche se la scommessa dell’Associazione rimane attualmente la Sicilia il progetto guarda ai mercati delle altre regioni. “Qui c’è ancora carenza strutturale e concettuale per, ma con questa operazione di posizionamento speriamo che rimanga eccedenza. Infatti abbiamo predisposto una misura con l’aiuto della Regione. La possibilità di avere l’impianto Uht, che ci permetterà di stoccare le eccedenze. Ma procederemo non appena saremo pronti, si spera tra un anno”.
Manuela Laiacona