CONSUMI & SALUTE
Nasce una nuova piramide dell’alimentazione. Chi mangia carboidrati inquina meno di chi mangia in prevalenza carne. La presentazione in un convegno internazionale
Non solo calorie,
la dieta ora
è anche «verde»
Ogni pietanza ha il suo impatto sull’ambiente, e nella scelta del menu ora non sembrano contare più solo le calorie ma anche il contributo al risparmio di emissioni di Co2 nel pianeta e la quantità di acqua utilizzata nel ciclo di produzione. E la piramide alimentare – progettata nel 1992 dall’Us Department of Agricolture per diffondere un tipo di alimentazione equilibrato – non basta più.
Arriva perciò una doppia piramide che rivoluziona il modello progettato diciotto anni fa e verrà presentata dal Barilla Center for Food & Nutrition (Bcfn), in un convegno internazionale che si terrà a Milano martedì prossimo. Si tratta di una piramide a doppia valenza (alimentazione e ambiente) che posiziona i cibi non solo in funzione del loro impatto positivo sulla salute, ma anche rispetto al loro impatto sull’ambiente. Conti alla mano sull’impronta ecologica dei diversi stili alimentari, è emerso che chi si nutre seguendo la dieta mediterranea (caratterizzata prevalentemente da un consumo di carboidrati, frutta e verdura) ha, ogni giorno, un’impronta ecologica di 12,3 m2 e immette nell’atmosfera circa 2,2 chili di Co2. Mentre un individuo che si nutre seguendo la dieta nordamericana (consumo prevalente di carne e da un crescente consumo di dolci e alimenti contenenti alte concentrazioni di zuccheri e grassi) ha, ogni giorno, un’impronta ecologica di 26,8 m2 e immette nell’atmosfera circa 5,4 chili di Co2; valori doppi dunque all’opzione alimentare mediterranea, ricca di ortofrutta fresca, pane e pasta. La doppia piramide del Bcfn supporta dunque l’intuizione del fisiologo americano Ancel Keys che, negli anni ’70, spiegò al mondo la dieta da lui battezzata «mediterranea», basata sul consumo equilibrato di olio di oliva, frutta, cerali, legumi ecc. Grazie a questa la mortalità per cardiopatie risultava più bassa rispetto alle diete ricche di grassi saturi tipiche del Nord Europa. Inoltre dalla «doppia piramide» si può osservare che gli alimenti per i quali è consigliato un consumo più frequente, come le verdure fresche in quanto locali, sono anche quelli che determinano gli impatti ambientali minori. Viceversa, gli alimenti di cui si raccomanda un consumo meno frequente sono anche quelli che hanno maggiore impatto sull’ambiente. In altre parole, da questa nuova elaborazione della piramide alimentare emerge la coincidenza, in un unico modello, di due obiettivi diversi ma altrettanto rilevanti: salute e tutela ambientale. Il regime alimentare sembra poi influire anche sul risparmio idrico, come sottolinea l’analisi della fondazione di cui fanno parte Barbara Buchner, ricercatrice presso l’International Energy Agency di Parigi (Iea), Jean-Paul Fitoussi, e Mario Monti, economisti, Gabriele Riccardi, endocrinologo, Camillo Ricordi, chirurgo e scienziato, Joseph Sassoon, sociologo, Umberto Veronesi, oncologo. La discriminante, secondo lo studio, è il livello di consumo di alimenti a maggiore o minore contenuto di «acqua virtuale», l’acqua cioè necessaria per la produzione di un bene. Infatti, un individuo utilizza in media dai 2 ai 5 litri d’acqua al giorno per bere, mentre il consumo d’acqua virtuale giornaliero per alimentarsi varia da circa 1.500-2.600 litri nel caso di una dieta vegetariana a circa 4.000-5.400 litri in caso di una dieta ricca di carne.
Agata Polizzi