IL DIBATTITO
Faccia a faccia fra privati e mondo della cooperazione. Verso una marcia indietro sull’ipotesi di una denominazione “allargata”
Doc Sicilia,
esplode la polemica
La strada verso la Doc Sicilia? Tutt’altro che spianata. Non sembrano esserci certezze mentre mancano meno di cinquanta giorni a quel 31 luglio che incombe sulle diverse posizioni.
Se entro quella data, infatti, la Sicilia non formalizzerà le proprie richieste a Roma della Denominazione unica non se ne farà nulla, lo stesso vale se non sarà incassato il sì del 66 per cento dei produttori dell’Isola.
L’accordo che sembrava essere stato raggiunto tra mondo della cooperazione e aziende private è tutt’altro che ratificato. Il punto di coesione, il “compromesso” secondo qualcuno, prevedeva una Doc Sicilia allargata a chiunque ne facesse richiesta da Reggio Calabria ai produttori australiani o cileni. Una Doc che non tarpasse le ali alle cantine sociali che sulla vendita del vino sfuso basano la maggior parte del proprio business. Questa la posizione emersa nel corso di una riunione, venerdì pomeriggio, nell’auditorium del Museo Civico di Gibellina, un faccia a faccia fra cantine sociali (presenti fra gli altri Dino Taschetta della Colomba Bianca e Nino Inzirillo dell’Alto Belìce), privati (tra cui Giacomo e Antonio Rallo di Donnafugata, Diego Planeta presidente di Assovini), tecnici (col presidente di Assoenologi Carlo Ferracane), istituzioni (con il direttore dell’Istituto regionale della Vite e del Vino, Dario Cartabellotta e il dirigente dell’assessorato regionale Agricoltura, Giuseppe Bursi).
Una posizione che sembrava già concordata, sulla quale però alcuni dei presenti hanno espresso delle perplessità. “La Regione – ha detto Bursi – appoggerà i produttori, qualsiasi sia la loro scelta. Ma va sottolineato che la decisione di una Doc aperta a tutti va contro il principio che aveva ispirato la nascita della denominazione unica. Credo che la Sicilia del vino debba avere il coraggio di imparare a camminare con le proprie gambe, la Comunità europea ha messo e metterà ancora a disposizione dei contributi per la promozione. Questa potrebbe essere davvero l’ultima occasione per far cambiare volto a questa regione”. L’intervento ha sparigliato le carte e la posizione che ormai sembrava definita adesso dà l’impressione di vacillare. Planeta ha dettato i tempi: “Abbiamo meno di 50 giorni per scegliere la strada da intraprendere. È chiaro che Assovini vorrebbe una Doc Sicilia il più ristretta possibile ma pur di farla siamo disposti a qualsiasi cosa”. Giacomo Rallo, ha fatto riferimento alla “necessità di un consorzio di tutela forte”. Parla di “compromesso” Dino Taschetta: “Dopo il no deciso dei primi momenti, abbiamo deciso di tornare sui nostri passi. Ma va considerato che con una Doc unica avremo un milione di ettolitri di vino da imbottigliare, abbiamo la capacità di poter portare avanti questa sfida?”. Di compromessi, invece, non vuol sentir parlare Inzirillo: “A queste condizioni non raccolgo firme”.
Cartabellotta, appena insediato ma con l’esperienza della direzione dell’assessorato all’Agricoltura, ha detto di “essere pronto assistere la nascita della Doc ma che le scelte, ben ponderate, devono arrivare dal mondo della produzione”.
Marco Volpe