LA PROPOSTA
Quella di Selinunte potrebbe diventare produzione eccellente per Slow Food. Incannata è un piatto tipico
Una sardina
da presidio
La sarda di Selinunte si candida a diventare un presidio Slow Food. Gustando questo pesce si assapora la storia e la tradizione della borgata di Marinella di Selinunte. Il borgo marinaro nasce infatti alla fine dell´Ottocento attorno all´attività di lavorazione e salatura del pesce.
In Sicilia i presidi dell´associazione creata da Carlo Petrini sono 29, alcuni di questi sono concentrati nella provincia di Trapani dove sono ormai famosi l´aglio rosso di Nubia nella zona di Paceco, la Bottarga di Favignana, il melone purceddu di Alcamo, il pane nero di Castelvetrano, la vastedda del Belice e, ultimo arrivato, il sale marino artigianale di Trapani.
I presidi Sloow Food nascono in Italia nel 1999, si occupano di sostenere le piccole produzioni eccellenti che rischiano di scomparire, valorizzano territori, recuperano mestieri e tecniche di lavorazione tradizionali, il tutto coinvolgendo attivamente i produttori.
Oggi anche la sarda di Selinunte diventa uno degli alimenti che per le sue caratteristiche si propone come produzione eccellente a rischio estinzione. Non perché manchi il pesce, piuttosto perché questo tipo di pesca, con il tempo, è diventata sempre meno remunerativa.. La sarda di Selinunte, infatti, viene presa dalle piccole imbarcazioni con la tecnica della pesca a tratto, che si differenzia dall´uso del ciancialo per il tipo di rete, e per la zona in cui viene praticata, percorsa da correnti che trasportano le sarde. Attorno a questo tipo di pesca, e al lavoro artigianale di salatura, alla fine dell´Ottocento nacque il borgo di Marinella. Oggi questo tipo di attività artigianale realizzata dalle famiglie dei pescatori è scomparsa, e rischia di sparire anche questo tipo di pesca.
Ancora, legato alla tradizione del luogo, c´è la preparazione di un piatto tipico, la sarda incannata. Per questo piatto il pesce viene intrecciato sulle canne, poi viene cotto direttamente sul fuoco fatto di tralci di vite, senza l´utilizzo della griglia, l´abilità è quella di girare il pesce in modo da permettere una cottura uniforme senza rompere la fitta trama.
«Abbiamo allertato Giovanni Tumbiolo, presidente del Distretto produttivo della Pesca di Mazara del Vallo – spiega Franco Saccà, presidente della condotta Slow Food di Trapani – perché la grande industria del pesce diventi sponsor della pesca artigianale e contribuisca a creare il presidio. In questo modo si darebbe una nuova spinta a una forma di un lavoro artigianale che sta scomparendo. Una volta candidata – conclude Saccà – Slow food, in accordo con i pescatori, individuerà le regole che dovranno garantire la qualità del prodotto, stabilendo criteri come il tipo di pesca da utilizzare e il periodo dell´anno in cui praticarla».
Ciro Frisco