LA RICERCA
Lo rivela uno studio dell'Istituto europeo di oncologia. “Se il cibo scarseggia il Dna prolunga la vita per dare più tempo all'organismo di riprodursi”
“Mangia poco e vivi di più”
Gli ultracentenari intervistati alla solita banale domanda «ma qual e' il suo segreto per avere raggiunto questa età?», rispondono con sfumature diverse: «magiando poco». Sembrava una ricetta improvvisata, adesso ha una valenza scientifica. Infatti era risaputo che nutrirsi troppo facesse male.
Ma che cibarsi con parsimonia spingesse il Dna ad allungare la durata della vita, allo scopo di preservare l'evoluzione della specie, non era poi così noto. E a rivelarlo è stato Pier Giuseppe Pelicci, direttore del dipartimento di oncologia sperimentale all'Istituto europeo di oncologia (Ieo), durante un convegno all'interno della rassegna dedicata ai professionisti della salute al polo fieristico di Rho. «Credo che non esista nel Dna un gene della morte – ha detto Pelicci – il Dna è fatto per la vita. Infatti è programmato in modo che, quando il cibo scarseggia, la morte venga rimandata il più possibile per dare più tempo all'organismo di riprodursi, che per l'evoluzione è l'unica cosa che conta». In pratica la Natura, per assicurare la continuità della specie quando scarseggia il cibo, rimanda il momento dell'accoppiamento finchè il cibo non è più un problema, perché solo così il neonato avrà più probabilità di sopravvivere. Inoltre nel Dna, ha aggiunto Pelicci, «ci sono meccanismi che ottimizzano l'uso delle risorse energetiche: quando il cibo è nella giusta quantità, la durata della vita è regolare. Ma il nostro genoma non è programmato per gestire una sovrabbondanza di cibo: per questo l'obesità non solo ci fa ammalare di più, ma accorcia sensibilmente la durata della nostra vita, accelerando l'invecchiamento». Insomma, nel Dna non c'è scritta nessuna data di scadenza: ciò che importa ai geni è tramandarsi di generazione in generazione. E questo con buona pace delle grandi abbuffate. E anche con sollievo per le tasche dei consumatori. Mangiare insomma poco ma bene.
Elena Mancuso