LA CURIOSITA’
Anche la Locanda Don Serafino di Ragusa Ibla tra i grandi ristoranti che hanno guidato le serate gastronomiche all’interno del carcere di Volterra: un’iniziativa solidale promossa dall’amministrazione carceraria
E galeotta fu la cena
Non la solita sala da ristorante né tanto meno i bravi aiutanti in cucina e scattanti camerieri, tutti diplomati all’istituto alberghiero.
La cena che lo scorso 21 gennaio ha visto impegnato Giuseppe La Rosa, patron della Locanda Don Serafino di Ragusa Ibla è stata davvero speciale. Innanzitutto il posto: la storica Casa di Reclusione di Volterra. Ad aiutarlo in cucina otto detenuti mentre in sala, a muoversi fra circa 130 persone, ve n’erano altri 12. L’iniziativa, non solo dall’alto valore sociale ma anche dal forte impatto emotivo per tutti coloro i quali hanno deciso di parteciparvi, rientrava nel programma di “Cene Galeotte”. Si tratta di cene di beneficenze con cadenza mensile che si svolgono all’interno della Fortezza Medicea che ospita il carcere di Volterra.
La rassegna è organizzata dall’Amministrazione Carceraria in collaborazione con la delegazione storica Fisar di Volterra, dall’Unicoop Firenze, Fondazione e Cr. Volterra S.p.a e Consorzio Turistico Volterra-Val di Cecina. Il programma delle “Cene” prevede ben otto appuntamenti: il primo si è tenuto lo scorso 19 novembre mentre l’ultimo è previsto per il prossimo 24 giugno.
Tutte le serate gastronomiche vengono realizzate dagli stessi detenuti sotto però la direzione di grandi ristoratori e sempre agli stessi detenuti spetta anche il servizio dei vini ai tavoli accompagnati dai sommelier della Fisar che provvedono a selezionare ed abbinare i vini.
Tra i grandi nomi del panorama italiano pure il siciliano Giuseppe La Rosa che contattato al suo rientro a Ragusa non ha nascosto la grande sensazione positiva che gli ha lasciato una così singolare iniziativa. “Sono rimasto a Viterbo due giorni, uno di questi è servito per preparare la grande cena. Devo dire che cucinando insieme ai detenuti – racconta- ho avuto modo di ascoltare anche le loro storie, a volte molto toccanti, che ti fanno capire molto di più cosa si prova a ritrovarsi in un carcere e come si desidera cambiare dopo una grave azione compiuta. Poi c’è anche il valore solidale della cena stessa: il ricavato della serata è stato infatti destinato ai missionari comboniani, in Kenia”. Una cena d’autore originale dunque dove i commensali hanno potuto gustare dei piatti rientranti in un menù che lo stesso La Rosa aveva deciso per l’occasione: nella cappella del carcere, trasformata per l’occasione in una sala da pranzo con tanto di candele, con camerieri/carcerati dall’impeccabile servizio sono stati serviti dei sandwich di triglie con crema di zucchine e peperoni, dei paccari di Gragnano con bottarga, pomodorini e pistacchi, ed una gustosa cernia al rosmarino e capperi su una crema di broccoli. Insomma una cena “sui generis”, dall’alto contenuto rieducativo, perché fa parte di un progetto che mira al reinserimento dei detenuti nella vita sociale sia come cuochi che come sommelier, ma anche dalle finalità umanitarie, che resterà di certo impressa nella memoria e nel cuore di Giuseppe La Rosa il quale intanto confida che è alle prese con i preparativi del suo prossimo viaggio: questa volta in Russia per delle serate in cui la buona cucina della Locanda di Don Serafino accompagnerà i vini prodotti da un’altra eccellenza siciliana, Tasca D’Almerita. Partenza prevista: fine marzo.
Gianna Bozzali