LA PREVISIONE
Il mondo del vino stringe i denti e punta sulle relazioni commerciali per superare il momento di difficoltà. Ecco cosa si aspettano da quest’anno esperti e produttori
2011 odissea nella crisi
Da sinistra Rolando Chiossi, Angelo Paternò, Cesare Turini, Elena Fucci,
Filippo Cesarini Sforza e Walter Massa
Neanche si è giunti alla terza settimana del 2011 e già il mondo del vino è all’opera per affrontare un anno che, se non sarà quello di svolta dal punto di vista della crisi, può rivelarsi importante in termini di consolidamento dei mercati.
Messo al bando il pessimismo degli anni passati, in un momento in cui la via d’uscita dalla congiuntura economica comunque è ancora lontana, produttori, commerciali e distributori del nostro Paese, a qualsiasi latitudine, sembrano prepararsi per il nuovo anno battaglieri più che mai. Determinati a raccogliere ciò che si è seminato e a difendere la qualità dei propri vini. Per loro i buoni propositi ci sono tutti. In casa e fuori casa la partita sarà dura da giocare ma tutti scenderanno in campo con la maglia della qualità. Sembra essere questa la parola d’ordine per il 2011, mentre il motto sarebbe “lavorare sodo e investire nelle relazioni commerciali”. Non mancheranno anche le iniziative nella loro programmazione, stringendo un po’ la cinghia, agli appuntamenti mondiali del vino per la maggior parte di loro l’intenzione è di sicuro quella di non mancare.
Filippo Cesarini Sforza
wine business unit director Duca di Salaparuta
“Abbiamo appena chiuso con una strategia impostata per i tre anni dal 2009 che ha visto una crescita dei volumi di Duca di Salaparuta del 10% con una crescita dei mercati esteri del 25%. Siamo cresciuti di un milione di bottiglie. Qesta premessa ci permette di guardare il 2011 in maniera positiva. Avremo davanti un anno importate durante il quale riconfermare questi risultati e contiamo anzi di superarli. Nel mercato estero continueremo le strategie impostate. Un forte piano di investimenti lo dedicheremo agli Stati Uniti. Abbiamo una squadra che lavora nel campo, ci muoviamo con il supporto quotidiano di un team in loco. Ci concentreremo anche verso i mercati del Giappone, Russia, Germania, Svizzera, Canada, qui pensiamo di crescere ancora in termini di cifre nonostante lo sviluppo e i consumi non siano sensibilmente in incremento. Pensiamo con la nostra strategia e i nostri piani di sviluppo di conquistare ancora quote di mercato. Per quanto riguarda il mercato italiano i consumi in casa tengono abbastanza, con la fascia di prezzo che si tiene sui 5 euro assicuriamo la nostra presenza nella Gdo, cosa che ci permette di distribuire i vini sul tutto il territorio. Potremmo crescere ulteriormente anche quest’anno, ma sono crescite meno importanti rispetto ai mercati internazionali. Il mercato invece fuori casa è in calo ma in tutto il mondo per effetto di un’economia che non consente di spendere soldi fuori, ma anche per effetto delle leggi sull’alcol. In questo canale il nostro piano dovrà essere aggiornato alla luce di questi cambiamenti, stiamo riflettendo su una strategia diversa che implementeremo nell’anno in corso”.
Rolando Chiossi
vicepresidente Gruppo Italiano Vini
“La situazione di difficoltà e la crisi generale non sono superate. I consumi sono in calo, il consumo medio procapite nel Paese è al di sotto dei 40 litri, non si è mai visto un dato così negativo. Stiamo vedendo che in Italia tiene la GDO per le bottiglie da 0,75 cl. Il potere d’acquisto rimane basso e sono cambiati i costumi. Il settore Horeca sta infatti subendo un calo nelle vendite. Si preferisce comprare sullo scaffale vino di buona qualità a 6/10 euro e consumarlo a casa con gli amici. Una possibilità di crescita c’è nelle esportazioni. Dai 19 milioni di ettolitri che vengono esportati si pensa che si possa arrivare ai 20 milioni quest’anno. Quindi quello che perdiamo in Italia lo recupereremo fuori. Dobbiamo anche dire che questa ripresa però sta avvenendo con prezzi molto competitivi, aggressivi, sono i prezzi che vogliono i discount e le catene per esempio in Germania e Inghilterra. Per quanto riguarda i mercati, Usa e Canada si sono ripresi. Contiamo infatti di consolidarli, consolideremo anche la Russia e scommetteremo sulla Cina dove il nostro gruppo sta studiando ipotesi di penetrazione. Si affronterà il 2011 dal punto di vista più della tenuta dei volumi che non dello sviluppo degli stessi. Dal punto di vista qualitativo quest’anno è l’anno del Prosecco Doc. Tutti lo chiedono. E si sta puntando a questa tipologia. È il vino di tiro. Lo vediamo anche personalmente non solo con le nostre etichette ma anche con la Carpenè Malvolti di cui da aprile siamo i distributori. L’alta tipologia che avrà successo è il Moscato d’Asti, ma in tutte le versioni, non solo come spumante, ma anche frizzante e fermo. Anche per i rosati si prevede un anno positivo. Continueranno a soffrire i grandi rossi. Le quotazioni del Chianti all’ingrosso, dello stesso barolo e del barbaresco sono notevolmente precipitate. Per il 2011 lavoreremo per privilegiare la forza delle nostre marche. Parteciperemo alle fiere più importanti e a quelle minori, oggi non esserci non lo si può fare”.
Cesare Turini
dirigente Heres distribuzione vini
“Attualmente mi sto occupando del mercato nazionale, sembra che la tendenza non sia ancora quella di una ripresa, mi sembra si stia manifestando nel mercato l’esigenza di prodotti che abbiano una forte individualità. Valgono di più i prodotti che intercettano i gusti del momento. Ritorno interessante del Lambrusco e vi è una maggiore attenzione ai vini di alta colina. La tendenza per i 2011 saranno vini fini, di provenienza nobile ma allo stesso tempo che non costino tanto.
Curando l’Horeca posso dire che effettivamente questo canale sta facendo fatica, e non credo che questa fatica possa terminare a breve. Penso che la situazione verso la quale stiamo andando sia una situazione di ritorno alla normalità. C’eravamo abituati a consumi che non potevano continuare ad essere così sfarzosi. Credo che il 2011 sarà un anno per la nostra realtà distributiva in cui cercare conferme, lavorare meglio sull’empatia e sui rapporti relazionali, questo potrebbe fare la differenza. Le aziende che si comportano meglio se sono sono quelle che riescono ad avere un’anima, una presenza e un’intelligenza di fondo. Il 2011 e anche il 2012 saranno anni all’insegna dell’impegno, fare meglio del 2010, alcuni piccoli segnali distensivi dal mercato ci sono, c’è una voglia di riprendersi qualche vantaggio”.
Elena Fucci
produttrice Aglianico del Vulture – Basilicata
“Dal punto di vista commerciale oltre che ad augurarmi il meglio per la mia azienda lo auguro per tutti i vini italiani. Credo che in questi anni ci sia stata una selezione e quindi magari il consumatore dal punto di vista delle scelte preferisca oggi impegnare i suoi capitali verso prodotti di nicchia e di qualità. Per il prodotto che faccio mi aspetto un risvolto positivo. Le aspettative sono rivolte anche nel recupero di gran parte del mercato americano, perché credo gli Sati Uniti si stiano riprendendo alla grande, abbiamo avuto diverse richieste, un segnale di ripartenza c’è. Consoliderò i mercati della Germania e della Svizzera. Anche quest’anno, il motto per il 2011 è di rimanere costante, di lavorare e fare promozione. Parteciperò alle fiere come il Vinitaly e agli eventi organizzati dal Gambero Rosso nel mondo. Sarò molto presente negli Stati Uniti. Il mio augurio è che il made in Italy, tutti i prodotti di qualità dell’Italia riescano a confermarsi tali nel mondo, perché il Paese vanta una diversità di territorio che altri Stati ci invidiamo e dobbiamo essere bravi a promuovere questo, come si fa con l’alta moda e l’arte. Mai come in questo momento si deve investire in un lavoro di gruppo, nella cooperazione per promuovere il territorio che va valorizzato”.
Sabino Loffredo
titolare Pietracupa – Campania
“Nel 2011 verrà premiato chi ha seminato bene e chi è stato corretto, trasparente e ha mirato sulla qualità e sulla costanza dei propri prodotti. Questi produttori non avranno problemi nella vendita in Italia e all’estero. Chi ha seminato sta raccogliendo, la crisi c’è, la ripresa la vedo solo per chi ha lavorato bene. È anche vero che oggi non si può più fare una programmazione nella vendita. Si vive giorno per giorno, si lavora in periodi in cui prima non si vendeva e viceversa. Oggi vige una situazione di non controllo. L’augurio per questo nuovo anno è che spero finiscano le chiacchiere, ci vuole impegno e passione allora sì che si superano tutti gli ostacoli e avere il coraggio anche di fare un passo indietro se vi è la necessità. Quest’anno andrò al Vinitaly, poi andrò negli Usa e in Francia. L’importante è farsi vedere, credo che il prodotto finale sia in fondo lo specchio di chi lo fa. È importante fare conoscere chi sta dietro il vino, fare capire meglio le sue idee, gli obiettivi e le passioni. E nel 2011 continuerò a farlo. Perché che queste devono essere messe davanti a tutto a costo di mettere da parte qualche volta il business”.
Walter Massa
viticultore
“Chi fa il vino con l’uva andrà avanti senza voli pindarici per questo 2011. Questo arà l’anno di chi si sporca le mani in vigna. Non canto certo vittoria per me, in un range di 5000 etichette di moda che posso circolare almeno 1000 penso verranno spazzate via perché sono etichette di quelli che fanno il vino ideologicamente sofisticato, certo che lo fanno con l’uva, non lo fanno però vivendo la vigna. Forse siamo ad un anno zero. Dalla crisi comunque non ne usciremo più, per mille motivi. Eravamo abituati a vendere vini a quintali, oggi i vini che possono partire da casa mia verso un ristorante sono sei e sono fortunato se riesco a piazzarne sei per volta. In questi 19 giorni del 2011 sono già partite per l’Italia 12 spedizioni, piccoline ma sono partite, poi anche per la Germania Giappone, Inghilterra, aspettiamo il corriere. Le cose funzionano, vivo certo senza il pensiero di farmi i panfili, in positivo. Non vado alle manifestazioni, preferisco ospitare chi ricerca e vuole conoscere il territorio. È la via più faticosa ma quella che fino ad ora mi ha premiato”.
Angelo Paternò
Tenuta dei Fossi
“Noi ancora dalla crisi non siamo usciti, i ben pensanti dicono tra due anni ma è un ben sperare.
L’Italia è un mercato difficile, e ancora è impantanato nella crisi, oltre ad esservi un problema di vendita, che quest’anno supereremo centellinando i clienti e capendo quali fornire, il problema rimane la storia dei pagamenti che sappiamo essere pesante. Per quanto riguarda l’estero lo guardiamo come una valvola di sfogo interessante per sopperire alle carenze che ha il mercato interno. Tutti i programmi che abbiamo fatto nel 2010 si concluderanno e cominceremo a rafforzare l’esportazione proprio in questo periodo. Certo non sarà facile, l’estero incomincia a verificare i prezzi molto meglio di come faceva prima, verificano la qualità dei prodotti che devono però avere con prezzi molto abbordabili. Anche in Cina ci sono richieste, ma vini di qualità meno elevata e a prezzi molto bassi. Sto tentando di attuare una strategia particolare, ne ho parlato da presidente del Consorzio di Tutela della Doc Noto-Eloro con i miei soci. In un momento del genere più che andare nelle fiere dobbiamo cercare di avere i contatti, cercare di vedersi nei paesi dove vogliamo essere presenti. Infatti faremo degli incontri e degustazioni in Svezia ove porteremo con noi anche i prodotti del nostro territorio. E’ questa la chiave della promozione. E poi pensiamo di andare in Germania. Lavoreremo molto l’Europa, così presto o tardi da questa crisi si uscirà, i pesi del nord saranno locomotori economici di tutto il mondo”.
Vincenzo Bambina
enologo B&C
“In generale nella vendemmia del 2010 ho notato una buona qualità e quindi ho buone aspettativa maggiori rispetto all’annata precedente. Vedo prodotti di alto livello un po’ di più nei bianchi ma anche i rossi saranno ottimi. Penso verranno accolti bene dai consumatori. Rimane poi il problema ecomonico e culturale. Ancora c’è gente che non capisce il vino. In Sicilia soprattutto ancora sono molti a non possedere una cultura del vino, è indietro rispetto ad altre regioni dove il vino si beve, pesiamo al Piemonte, al Veneto. Non possiamo di conseguenza affermarci come vini siciliani, l’Isola rimarrà sempre fanalino di coda se non si valuta l’aspetto culturale. E poi si dovrà curare l’aspetto commerciale. E’ questa la legge che per ora funziona, la commercializzazione. Ma in Sicilia anche dal punto di vista della profesisonalitò commerciale si dovrà fare strada. Questo 2011 lo vedo verde speranza, ma solo se si farà cultura del vino”.
Manuela Laiacona