Federdoc: “Ma l’Europa resterà leader”
«Che la Cina stia crescendo sul mercato del vino lo sappiamo già da qualche anno. Dopodichè starà ai produttori europei mantenere la leadership che oggi hanno, garantendo dei livelli qualitativi che gli altri dovranno continuare ad inseguire». Lo afferma Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc, Confederazione dei consorzi per la tutela delle denominazioni dei vini italiani. «Oggi l’Australia è un concorrente importante – aggiunge Ricci Curbastro – ma siamo riusciti a tenere botta, sono convinto che terremo testa anche alla Cina» Sulla qualità del vino cinese, il presidente di Federdoc osserva che «in Cina si cono cose buone, meno buone e pessime. Il problema non è la qualità, che è fatta solo da caratteristiche organolettiche o analitiche, ma anche di quello che il mercato percepisce. Tutti sappiamo che un Brunello di Montalcino, un Barolo, un Chianti classico, un Franciacorta e un Prosecco hanno un percepito da parte del pubblico italiano ed estero diverso da altri vini che pure non sono meno buoni. Il consumatore recepisce particolari: comunicazione, territorio, salubrità, ‘carbon footprint’, ovvero la cosiddetta ‘impronta ecologica’ per parlare di una cosa che ora va di moda. Ci sono insomma mille altri parametri che vanno a inserirsi sul concetto di buono e di qualità e questi fanno la differenza. Su questo la Cina deve fare ancora mola strada». Intanto Assoenelogi sottolinea come il vino italiano si stia affermando sempre più sul mercato cinese, parallelamente a forte aumento del consumo del vino in tutta l’area asiatica. L’export di vino italiano in Cina è cresciuto in volumi del 216,3% nel periodo gennaio-ottobre e del 102% in valore.