LA CONFERENZA
La ricerca di Marcella Croce attraverso i sapori perduti. “I protagonisti delle tavole dei siciliani sono un mosaico di tradizioni, storie e miti del passato e di luoghi lontani che ancora determinano usi e costumi del presente”
A spasso nel tempo e nel cibo
Viaggiare nel passato, percorrere i meandri della storia, non è un racconto di fantascienza ma può essere una straordinaria esperienza del gusto e a farci da “macchina del tempo” è l’immenso patrimonio gastronomico dell’Isola.
Ad avere compiuto questo viaggio prodigioso è stata Marcella Croce, docente, scrittrice e giornalista palermitana fino ad oggi divisa tra Italia, Stati Uniti, Yemen e Giappone. La voglia di scoprire fin dove affondano le radici della cultura e della storia della sua terra è ciò che l’ha spinta ad intraprendere una ricerca dei sapori perduti, trovando in questi suggestivi itinerari che l’hanno portata indietro nel tempo. Ne fa un racconto appassionante nel libro intitolato “Guida ai sapori perduti”, edizioni Kalòs, e ne ha fatto testimonianza diretta in una conferenza dedicata ai sapori ed ai segreti del cibo siciliano.
“I protagonisti che da sempre popolano le tavole dei siciliani rappresentano un mosaico di tradizioni, storie e miti di epoche passate e di luoghi lontani che ancora oggi permangano e determinano usi e costumi del presente”, spiega la scrittrice. Ci sono molte tradizioni, a noi tanto familiari, di cui ignoriamo il retaggio millenario. Per citare un esempio, una scena dipinta su vaso greco del V secolo a.C., raffigurante degli uomini che percuotono un albero d’ulivo con dei bastoni è la stessa a cui assistiamo quando passeggiamo nelle nostre campagne durante il periodo della raccolta delle olive. Parliamo della “cutuliata”. “La storia della Sicilia si rivela attraverso il cibo. Dall’epoca del Mesolitico, fino al Barocco, passando per le dominazioni greca, araba e normanna, possiamo tracciare una mappa storica dettagliatissima che però al tempo stesso rimane incompleta. Sono ancora tantissimi i ‘reperti gastronomici’ da scoprire”, prosegue Croce.
Pesce, vino, olio, formaggi, pane e dolci sono i punti di riferimento che fanno da guida nella vastissima e complessa varietà di specialità. Basti pensare che molte di queste sono presenti solo in alcune aree se non addirittura solo in determinati quartieri. Questo spiega come la Sicilia sia un’Isola fatta di isole, ciascuna con una propria storia, ciascuna con un proprio patrimonio. “L’usanza di regalare il pane nuziale, la ‘pita’, alle giovani coppie appena sposate, è un rituale di antichissima origine bizantina ancora oggi diffuso nei paesi balcanici ed in Sicilia praticato solo nel paese di Palazzo Adriano. L’apprezzamento della testa d’agnello come prelibatezza, è una passione gastronomica diffusa in certi quartieri di Palermo ed è la stessa condivisa dagli iraniani. Solo due esempi, questi, che attestano il ruolo di “ponte” del Mediterraneo che la Sicilia riveste sin dalla notte dei tempi”.
Ripercorrere la memoria del gusto attraverso i sapori perduti è come sfogliare interi volumi di storia, antropologia, arte, geografia, religione. Dove tante sono le pagine che devono ancora essere scritte. Non avremmo mai pensato che la Storia potesse essere così appetitosa.
Manuela Laiacona