La beffa di Bruxelles
L’Europa perde un’ occasione importante per tutelare l’olio extravergine d’ oliva dai ‘tarocchi’. Con il nuovo Regolamento che entrerà in vigore il primo aprile, si introduce sì un nuovo parametro di valutazione per scoprire la presenza di alchil esteri, composti chimici che si formano nelle miscele di bassa qualità, ma si fissa un valore soglia talmente alto che di fatto non scoraggia la produzione di oli extravergini ‘falsati’. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori in merito all’operazione svolta dal Corpo forestale dello Stato che ha scoperto documenti di trasporto falsificati utilizzati per regolarizzare una maxipartita di olio extravergine di oliva destinata al commercio. Il nuovo Regolamento – aggiunge la Cia – rischia anzi di ‘sdoganare’ la commercializzazione di questi oli di dubbia qualità «a danno di quei produttori, italiani in testa, che invece lavorano per mantenere intatta l’alta qualità dell’ extravergine d’oliva». Un buon olio di frantoio – ricorda la Cia – ottenuto da olive sane spremute subito dopo la raccolta può contenere un quantitativo massimo di alchil esteri compreso tra i 10 e i 30 mg/kg, mentre la norma europea fissa la concentrazione massima di questi composti chimici fino a 150 milligrammi per chilo. Ma è ovvio che in questo modo si fornisce un lasciapassare pericoloso a chi produce oli di dubbia qualità, autorizzando indirettamente la vendita dei cosiddetti «deodorati». «Va detto che l’Italia era contraria ai nuovi limiti per gli alchil esteri – conclude la Cia – ma non è riuscita a fare squadra. Ora bisogna cambiare marcia e non subire più le decisioni altrui, è necessario fare in modo che il nostro Paese diventi proattivo nelle decisioni che riguardano le politiche internazionali sull’olio di qualità, che è uno dei fiori all’occhiello del sistema agroalimentare made in Italy».