LA PROVOCAZIONE
Record di vendite per il ricettario di Benedetta Parodi. Il filo conduttore: cucinare con pochi soldi e in poco tempo. Ma la qualità e il piacere di mangiare sono ben altra cosa
“Cotto e mangiato”,
sette motivi per non leggerlo
di Laura Di Trapani
A Natale ho ricevuto un regalo che non avrei mai immaginato, un libro di ricette. Sarebbe meglio dire che il problema non era il ricettario, ma che si trattava di “Cotto e mangiato” di Benedetta Parodi.
Chi mi conosce sta già sorridendo pensando al mio volto sbigottito dopo l’apertura della confezione, eppure si sorprenderà venendo a sapere che io “Cotto e mangiato” l’ho anche letto!
Premesso che non c’è nulla di personale, devo ammettere però di non amare particolarmente la rubrica di cucina della giornalista di Studio Aperto, a tal punto da trovarla abbastanza preoccupante insieme al ricettario, per via delle scelte editoriali fatte e dei contenuti che veicola. I due elementi su cui ruota tutta l’architrave del libro sono il risparmio di denaro e di tempo. Certo, nessuno potrà affermare che cucinare prodotti di prima qualità non abbia un suo costo o che non costituisca un impegno in termini di tempo, ma non ci dimentichiamo che la cucina è il tempio della pazienza, che un piatto sarà sempre il risultato di quanto tempo e quanta passione si investe per realizzarlo. Invece, leggendo questo ricettario, si ha la sensazione che la signora Parodi non abbia tutta questa pazienza se cerca continuamente “scorciatoie”, come le chiama lei, per realizzare un piatto.
L’incredibile successo del libro, e il suo “riuscitissimo” seguito, mi fanno preoccupare ancor di più, perché credo che tutto quello che ho appena detto sia molto diffuso nelle famiglie italiane di oggi. La verità è che questo libro è specchio del nostro tempo, della nostra società frenetica, troppo impegnata ad avvantaggiarsi per cucinare.
“Cotto e mangiato” è suddiviso in tre sezioni, a seconda delle diverse occasioni: “in famiglia”, “con gli amici” e “romanticamente in due”, con consigli speciali sull’alimentazione dei più piccoli, seguendo i gusti delle figlie dell’autrice.
Ci sono però dei grossi punti interrogativi sulle scelte di pubblicazione di alcune ricette o su alcuni consigli della signora Parodi in merito ad ingredienti e preparazioni. Li ho riuniti in una lista e li trascrivo così come li ho notati, in ordine sparso:
1. Come accennato prima, le “scorciatoie” citate sono l’utilizzo di prodotti surgelati o i semilavorati come pasta sfoglia, briseè o basi varie già pronte. Buona parte delle ricette è infatti realizzata con prodotti surgelati come il pesce, spesso consigliato non fresco (per risparmiare). Non mi sento di biasimare questa scelta del tutto, almeno non quanto quella delle melanzane grigliate surgelate, per quelle non basta la giustificazione economica!
2. Non condivido la scelta di consigliare l’utilizzo di panna per amalgamare (tipico di una cucina retrò degli anni ’70- 80), o di espedienti poco felici per far mangiare i bambini come una panatura di patatine confezionate tritate per un petto di pollo, oppure la scelta di sfumare dei bocconi di manzo con la Coca-cola! Toccare con superficialità un argomento così delicato, come l’alimentazione dei bambini, mi sembra davvero ingiusto.
3. Scardinare ricette tradizionali proponendone versioni alternative: la storia della gastronomia italiana ha una profonda dignità che non merita di essere alleggerita o semplificata eccessivamente. Mi stupisce che la signora Parodi (che tra l’altro è anche piemontese) tratti così male il vitello tonnato da considerarlo “un piatto che si compra in gastronomia”, e proporne una versione che non rende giustizia alla tradizione. Propongo due alternative, cambiarne il nome , oppure evitare di realizzarlo se non si ha tempo.
4. Poi ci sono delle ricette da cui mi sento di prendere delle distanze nette, come i “Fusilli mimosa” conditi con uovo sodo schiacciato, pecorino e parmigiano;
5. Le foto e l’intera grafica del libro riprende i ricettari anni ’70- ’80, con tanto di piatti da servizio della stessa epoca. Possibile che nessuno si sia accorto che i ricettari di oggi sono delle autentiche opere d’arte grafica, con carta patinata e presentazioni mozzafiato? (Vedi l’ultimo libro della foodblogger Sigrid Verbert alias Cavolettodibruxelles).
6. Il lessico utilizzato poi, è assolutamente errato. Termini come “Tabulè” o “Cuscus” non sono idonei ad un ricettario.
7. Infine signori, io non voglio essere cattiva, per carità, ma mi domando come possa Benedetta Parodi definirsi “esperta ed appassionata di cucina” se si occupa di ricette da così poco tempo, o almeno non di più di quanto ce ne possiamo occupare tutti noi! Gli autori di queste proposte poi, sono innumerevoli amici che lei cita continuamente nel testo di ogni pietanza. Mi domando che ne è dei veri esperti di cucina, dei critici gastronomici capaci di far girare la testa a qualunque chef, come ancora in pochi sanno fare! Il mio è un omaggio a Fiammetta Fadda, la cui dialettica “da esperta” darebbe del filo da torcere a chiunque.
l libro, per il resto, non è un cattivo prodotto, ci sono elementi assolutamente interessanti, quali la sezione dedicata ai secondi e quella delle torte che non è niente male, certo bisognerebbe testare le ricette nelle dosi, a volte un po’ eccessive ad occhio nudo.
Io credo…
Credevo che qualunque best-seller avesse almeno un motivo per essere tale, poiché la vendita di milioni di copie dovrebbe essere giustificata da elementi di pregio. Beh, in questo libro non ne ho trovati, né nella scrittura, né nelle ricette, né nelle immagini.
Credo che una persona degna di tutte le copie che ha venduto potrebbe veicolare dei valori più alti in cucina, come quello della stagionalità o della sostenibilità di alcuni prodotti che rischiano di scomparire, o ancora dell’importanza di scegliere materie prime di qualità per realizzare le pietanze, piuttosto che ripiegare sul surgelato.
Credo che in cucina sia necessario il giusto tempo e una buona dose di pazienza, la stessa che ci vuole per scrivere un buon libro di ricette.
Credo che i classici in cucina non vadano semplificati, ma eseguiti come tradizione vuole. Per tutto il resto c’è la fantasia di inventare nuove ricette…
Infine, credo che declinerei, nella maggior parte dei casi, un invito a cena da parte di Benedetta Parodi, ma niente di personale, potremmo magari andare a cena fuori.