Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 102 del 26/02/2009

IL DIBATTITO Scocca l’ora della Doc Sicilia

26 Febbraio 2009
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IL DIBATTITO

All’Ircacalt un incontro sull’internazionalizzazione del settore vitivinicolo isolano. L’assessore La Via: “Il 4 marzo faremo partire la raccolta di firme tra i produttori per ottenere il marchio”

Scocca l’ora
della Doc Sicilia

 
Il 4 marzo sarà il giorno degli stati generali del vino siciliano e forse il giorno che segnerà il concepimento della Doc Sicilia. Un’idea, quella di realizzare una grande assemblea con produttori, associazioni di categoria e centrali cooperative, lanciata dall’assessore regionale all’Agricoltura, Giovanni La Via al convegno “Internazionalizzazione della vitivinicoltura in Sicilia” che si è svolto martedì all’Ircac a Palermo.


Sarà soprattutto l’occasione per prendere una decisione sulla realizzazione della Doc, di cui La Via è un convinto assertore. «Parleremo della Doc Sicilia e inizieremo a raccogliere le firme tra i produttori. La Doc Sicilia è uno strumento necessario per rilanciare le capacità di competere del settore», ha detto l’assessore.
Nei mesi scorsi in assessorato è stato istituito un tavolo tecnico tra Regione e rappresentanti del settore vitivinicolo proprio per studiare questa proposta e il tavolo ha partorito un disciplinare che dovrà essere sottoscritto dai produttori che detengono almeno il 66% della superficie vitata siciliana. Un’accelerazione dettata anche dalla riforma dell’Ocm che prevede che dopo il 2012 non ci sarà più la possibilità di distillare il prodotto, «una soluzione che – ha spiegato Giuseppe Bursi, responsabile dell’unità operativa viticoltura dell’assessorato Agricoltura e foreste – comunque aiutava il comparto ad andare avanti».
«I tempi sono stretti – ha ribadito La Via – ma c’è bisogno di costruire una strategia nuova che utilizzi il brand Sicilia, perché la nostra è la regione italiana col brand più famoso al mondo e occorre sfruttarlo».
L’istituzione della Doc Sicilia permetterebbe quindi di tutelare la denominazione del vino prodotto nella regione obbligando i produttori a imbottigliare la totalità della produzione. Una prospettiva che preoccupa soprattutto quelle cantine sociali che vendono soprattutto vino sfuso (attualmente  il 77% della produzione delle cantine sociali siciliane, contro il 9% di imbottigliamento e il 14% di distillazione).
Il convegno, seminario conclusivo del progetto di formazione Invis realizzato da Confcooperative, Legacoop, Speha fresia e Fon.Coop, è stato anche l’occasione per fare il punto sulle necessità del settore e sulle richieste del mercato. Un buon vino ad un buon prezzo da vendere in Italia e all’estero: è questo il traguardo che le cantine sociali siciliane associate a Confcooperative e a Legacoop Sicilia (oltre cinquanta, l’80% del totale) hanno in mente. A discuterne c’erano, fra gli altri, i presidenti regionali di Confcooperative, Gaetano Mancini, e di Legacoop, Elio Sanfilippo, il commissario straordinario dell’Ircac, Antonio Carullo.
Nuovi scenari si aprono quindi per le aziende del vino e, in particolare, per le cantine sociali che potranno valersi anche del sostegno creditizio offerto dall’Ircac che da oltre un anno ha ripreso a erogare credito a tasso agevolato alle cooperative agricole di trasformazione e commercializzazione.
Va anche chiarito il futuro delle Doc già esistenti. È ancora esistente in piedi la proposta di poter inserire delle sottozone all’interno della denominazione d’origine unica in modo da permettere di differenziare i prodotti e non perdere tutto il lavoro che è stato fatto fino a questo momento da alcuni consorzi di tutela.
 

 

Salvo Butera