TENDENZE/3
Come arredare la tavola per Natale? Quest’anno va di moda la tradizione e un po’ di fantasia personale. I consigli degli esperti
Ti concio per le feste
Sulle tavole degli italiani a Natale quest’anno domina la tradizione, ravvivata da tocchi personali e a volte qualche esagerazione.
«Piatti e tovaglie rossi o dorati sanciscono un ritorno al classico, mentre negli ambienti più moderni permangono il bianco, il nero e qualche punta di viola – afferma Emma Messina del negozio M’home di Palermo – per rendere il tutto più festoso, poi, non bisogna dimenticare candelabri, fiori, candele galleggianti, petali, perle e pietruzze colorate sparse per la tavola».
Ognuno, comunque, decide in modo personale come stupire i suoi ospiti. C’è chi ordina i piatti decorati con soggetti e forme natalizie (più in voga quelli di produzione inglese), chi invece usa il servizio di porcellana bianco classico, ma gioca sui colori del tovagliato. L’importante è non trascurare le piccole accortezze decorative, le candele cilindriche o sferiche, a forma di stella o di rosa, un leit-motiv delle feste che, secondo Ernesto Paci della gioielleria Fiorentino di Palermo, è consigliabile che siano «profumate alle essenze di bosco, legno e muschio…ma per ricordare il bosco si può anche mettere a centro tavola un piccolo bonsai leggermente decorato o gli alberelli in cristallo di Baccarat». Mentre per quanto riguarda il Capodanno, Paci evidenzia che «deve essere un momento ludico e per questo più estroso, si potrebbero quindi portare a tavola i giochi di luce che ricordino i fuochi d’artificio, utilizzando oggetti specchiati, lucenti, cesellati. Per i più estrosi ci sono le strutture in cristallo opaco che propone Lalique che ricordano quelle di ghiaccio che si usavano nelle grandi feste dell’800». Per quanto riguarda i bicchieri, sono banditi quelli di carta, soprattutto al momento del brindisi che deve essere celebrato con i calici di cristallo. Un’idea originale è che a ogni commensale sia attribuito un bicchiere di colore diverso.
Anche i segnaposto danno un tocco di classe alla tavola. Potrebbero essere delle candeline di varie forme e colori, oppure piccole rose di porcellana. La gioielleria palermitana Longo suggerisce come segnaposto un angioletto che, al posto del viso, abbia la foto del commensale, e propone di usare molti fiori, mescolando per esempio rose bianche con ciclamini fucsia. Francesco Geraci, proprietario dell’omonima gioielleria nel capoluogo siciliano, afferma che «va di moda l’essenziale, il pulito, il bianco; apparecchiare con una raffinata posateria d’argento inglese e Sheffield, abbinando sottobottiglie antichi, crea un effetto molto lucente, ma sobrio». Sarà un White Christmas anche alla Rinascente che, pur mantenendo sempre gli elementi del Natale tradizionale, come i piatti decorati con le allegorie natalizie, o le tovaglie con i classici colori del verde, dell’oro e del rosso, proporrà principalmente le tonalità del bianco e del blu per un Natale molto nordico. «Noi pensiamo che la semplicità sia fondamentale – consiglia Umberto Nazzari della Rinascente – per questo proponiamo delle linee pulite e razionali evitando i barocchismi. Le decorazioni vanno usate, ma con parsimonia. Dopotutto una tavola imbandita per Natale è già ricca, non c è bisogno di aggiungere altro. Anche per Capodanno si possono usare i toni del bianco con punte di nero, o di rosso, ottenute mettendo a tavola candele, piccole porcellane come segna posto, oppure, invece delle posate d’argento, quelle col manico di madreperla rossa di Bugatti. Per il centro tavola di fine anno, invece, suggeriamo un contenitore circolare riempito con acqua, ninfee in tessuto e candele galleggianti rosse».
«È preferibile il buffet», per Silvana Fecarotta, dell’omonima gioielleria palermitana. E si può arricchire la tavola con delle alzate (ne esistono di molto imponenti, elaborate e con cestelli) magari di quelle in cristallo a più piani, che possono essere riempite o con gli antipasti o, come consiglia Fecarotta, «da grandi quantità di frutta, per augurare un anno di abbondanza».
Beatrice Mansueto