L’INAUGURAZIONE
Apre a Palermo il Lubie, il sogno di una vita di Juri Bellomo, tornato da Manchester per avverare il suo desiderio
Se l’amore
si chiama ristorante
Si chiama Lubie ed è nato poche sere fa a Palermo. È un piccolo ristorante il cui nome rimanda alla novelle cousine, con 35 coperti in pieno centro città, in via Santo Alessandro 41, nei pressi del conservatorio, in cui una cena diventa un viaggio gastronomico in piena regola e nel pieno rispetto del territorio e della stagionalità.
Una melodia che parte da ingredienti semplici, lavorati in maniera originale per ottenere un incontro di sapori unico al palato e il tutto abbinato coi vini più adatti per esaltarne ogni nota. A guidare questo viaggio è Juri Bellomo, che a 36 anni ha finalmente realizzato il suo sogno, iniziato a Manchester oltre quindici anni fa, quando appena ventenne iniziò a lavorare nel ristorante italiano Mamma Mia della città britannica. Fu qui che nacquero gli amori della sua vita: quello per Ela, che poi diventò sua moglie, e quello per la cucina.
Dopo un anno, tornato in Sicilia, dovette abbandonare la sua passione per lavorare presso l’attività di famiglia, nel campo delle forniture alberghiere. Fino a tre anni fa, quando cominciò a lavorare prima nel ristorante Nabucco e poi in diversi locali, per approdare al Mida Bar Lounge di Mondello.
Ed oggi al Lubie può mettere a frutto tutta la sua esperienza e la sua fantasia.
Così accanto alla classica insalatina tiepida di polpo, patate, pachino e fagioli cannellini, facilmente abbinabile a bianchi come il Chiarandà di Donnafugata, il Kalos di Duca di Salaparuta, il Baccante di Sant’Anastasia, o l’Iris di Feotto dello Jato, nasce il salmone marinato nello zucchero di canna, con burro alle erbe e sale affumicato del Galles, che lo chef consiglia da gustare assieme al Kubia di Cusumano. O ancora un tempura di gamberoni, con una pastella leggerissima e croccante da innaffiare con uno Chardonnay di Tasca d’Almerita. Il viaggio gastronomico continua con le busiate trapanesi al pesto di pistacchio e menta con cernia e pomodori secchi, da abbinare a uno Jalè di Cusumano o a un fresco Verdelicia del 2007 di Funaro. Prosegue coi paccheri di Gragnano con tonno, pomodorini e zenzero, innaffiati con un Friulano di Casa Giuliani, per approdare allo spada in crosta di pistacchi con maionese d’arance e insalatina di finocchi da gustare con un Simcic sloveno (Tocai).
E per gli appassionati della carne, un filetto alle erbe con salsa di Nero d’Avola preparata dallo chef, abbinato al Cerasuolo di Vittoria di Cos. Il tutto ad un prezzo che si aggira intorno ai 30 euro.
Annalisa Ricciardi