DAL VINITALY/IL PARERE
Severino Barzan, il patron dell’enoteca la Bottega del vino a Verona: “A giudicare dall’affluenza nel mio locale la fiera ha avuto successo. La tendenza? Le bollicine”
“Un’edizione
fortunata”
Il Vinitaly, si sa, fuori la fiera, lo si trascorre nei vicoli del centro. Ed è inevitabile un salto alla Bottega del vino. Un’abitudine diventata una tradizione rigorosamente e puntualmente rispettata da tutti i protagonisti del salone. Sino a tarda notte, il vicolo Scudo di Francia, ogni anno, diventa baricentro per produttori, operatori e visitatori.
Attirati dalla selezione di centinaia di vini di tutto il mondo e delle annate più diverse che la bottega stocca nelle sue tre cantine, affollano il locale e lo spazio antistante con i calici in mano. Chiedere un bilancio al patron del locale, Severino Barzan, è quindi doveroso. Da quarant’anni testimone di questo rituale è oramai cartina tornasole dell’andamento della manifestazione, ed il bilancio che ne da è positivo.
Come è andata questa edizione del Vinitaly?
“E’ andata bene a giudicare dall’affluenza. Ogni anno il locale è preso d’assalto. E come ogni anno abbiamo avuto momenti di panico”.
Si è sentita la crisi?
“Ho notato una piccola ripresa. In questo periodo aumentano i consumi, ma durante l’anno calano. A causa anche della campagna mediatica e politica contro l’acool”.
Da chi è composta la folla che si concentra nel suo locale?
“Principalmente dai produttori e dagli importatori e buyer provenienti da tutto il mondo. Ma anche da molti curiosi”.
Perché il suo locale è diventato punto di riferimento del Vinitaly?
“E’ un punto d’incontro. Qui ogni serata diventa una festa. La gente si ritrova e viene per festeggiare il Vinitaly”.
Cosa si è bevuto di più?
“Le bollicine hanno avuto un grande successo. Comunque si è spaziato verso i vini degli altri paesi. Però è l’Amarone che la fa sempre da padrone”.
Quante bottiglie ha venduto durante queste serate?
“Centinaia, centinaia, centinaia, ogni sera”
Manuela Laiacona