DAL VINITALY/IL BILANCIO
I commenti dei produttori di Sicilia, Campania e Alto Adige. C’è chi è soddisfatto e chi invece considera la manifestazione una “fiera della vanità”. E l’Isola chiude con un aumento del 10 per cento dei contatti commerciali
Per le aziende
luci e ombre
Il Vinitaly dei numeri, ma anche quello dei bilanci. Mentre si producono i dati ufficiali dell’affluenza, con percentuali di contatti raggiunti e indagini sui mercati di destinazione, arriva il commento dei produttori, che dal bancone di ogni stand tirano le somme sull’edizione appena trascorsa. Giudizi complessivamente positivi, con qualche picco sia in positivo che in negativo. Ecco il quadro generale registrato tra i padiglioni, in particolare Sicilia, Campania ed Alto Adige.
Sicilia, tra nuovi mercati ed un po’ di scontentezza
Il padiglione Sicilia si porta a casa un Vinitaly con un allargamento dei contatti verso l’estero. Soprattutto sono state le giovani cantine ad essere oggetto d’interesse per importatori e buyer dei paesi emergenti. Lo conferma il responsabile commerciale di Ottoventi, Arturo D’Angelo: “Abbiamo preso contatti nuovi con l’estero. Abbiamo ricevuto visite ininterrottamente. Soprattutto dal Nord Europa. Bilancio positivo anche per le cantine Maurigi. “I più importanti li abbiamo fatti quest’anno e l’anno scorso, una controtendenza in pieno periodo i crisi”, conferma Luca Muscino, responsabile di comunicazione.
Per alcuni produttori, il Vinitaly è stata più un’occasione per riconfermare contatti presi durante l’anno. Lo conferma Antonella Bugnano, dell’omonima azienda “abbiamo visto un po’ meno di affluenza al nostro stand. Però siamo stati visitati da operatori di mercati emergenti. Abbiamo preso contatti con buyer indiani. Anche con la Svezia. Per lo più abbiamo confermato appuntamenti su cui avevamo lavorato durante l’anno”.
Un po’ meno soddisfazione da chi ha usato la fiera solo come punto d’incontro con i propri contatti, come l’azienda vinicola Abbazia Sant’Anastasia. “Non si fanno più nuovi contratti. Prima venti anni fa al Vinitaly si concludevano le operazioni commerciali. Oggi è una fiera delle vanità”. Dello stesso avviso Marco Gangemi, titolare di Antichi Vinai: “Da un po’ di tempo vedo troppa superficialità. Il Vinitaly è diventato un fatto solo di immagine – e aggiunge -. Prima si facevano i contratti, quando eravamo in pochi, in stand angusti. Non è stata una manifestazione utile, abbiamo solo consolidato i nominativi che avevamo”.
Accanto a chi è stato critico verso l’organizzazione della manifestazione c’è anche l’entusiasta. Lo è Michele Di Donato, responsabile commerciale di Avide. “Idea geniale quella di dividere le aree per zone territoriali. E’ servita per fare capire quali sono i luoghi dei vini, ed un modo per consentire un assaggio comparativo tra etichette diverse della stessa tipologia di vino. E grazie al test&buy abbiamo allargato e completato la nostra rete commerciale”.
Campania, soddisfazione alle stelle
Grande ottimismo in terra partenopea. Sia i piccoli che i grandi produttori sono concordi nel giudicare positivamente la 44ma edizione della fiera. Federico Cieri dell’azienda avellinese Colli di Lapio racconta “Questo Vinitaly è andato benissimo e abbiamo avuto molti ordini. La gente era mirata, arrivava con l’elenco delle aziende dove andare”. Soddisfazione anche da Roberto Di Meo dell’omonima azienda “Al di là delle stime matematiche si è respirata un’aria di positività, il velo cupo della crisi sembra sparito e si vede l’avvio della ripresa. E in questo non ho notato differenze tra italiani e stranieri, provenienti anche da India ed estremo Oriente. La domanda è sempre verso i vini classici”.
I contatti con nuovi paesi esteri sembrano essere il leitmotiv delle aziende campane. Gilda Guida Martusciello dell’azienda Grotta del Sole rivela “Abbiamo rafforzato vecchi legami con Inghilterra, Germania, Stati Uniti e Belgio e creati di nuovi con Danimarca, Canada e paesi scandinavi. Non ho invece visto molti giapponesi e quasi assenti i cinesi. Anche Stephan Moccia della storica azienda campana Mastroberardino racconta di visitatori di terre lontane. “Abbiamo avuto molti appuntamenti con operatori stranieri, sia nostri clienti che chiedevano di assaggiare la nuova annata, sia nuovi contatti e possibilità di aprire nuovi mercati. Uno di questi è la Thailandia”.
Grande considerazione anche rispetto al livello medio dei visitatori. E’ lo stesso Stephan Moccia a raccontare: “Rispetto agli altri anni mi sembra sia venuta gente con maggior cultura enologica e non consumatori distratti, domenica a parte. Forse qualche persona in meno ma più preparata”. Soddisfatta della clientela anche Gilda Guida Martusciello “Il pubblico ha una preparazione di base molto migliore degli anni passati, anche perché negli ultimi tempi nascono sempre più corsi di degustazione e programmi televisivi che permettono quantomeno di collocare il vitigno sul territorio nazionale”.
Alto Adige, meno affluenza e meno esperti
Moderatamente soddisfatti i produttori altoatesini, che hanno riscontrato un pubblico meno esperto e meno numeroso. Günther Kershbaumer, titolare dell’azienda Kofererhorf di Valle Isarco spiega: “Nonostante la moda dei vini altoatesini, ho riscontrato un’affluenza minore da parte di operatori italiani, maggiore la presenza di stranieri. Credo che se si ha una rete di contatti prima della fiera, venire qui ha un senso, altrimenti qui si fanno pochi contatti”. Karl Vonklausner dell’omonima azienda è d’accordo con il collega ed aggiunge: “L’affluenza è stata buona solo i primi giorni. Ho trovato dei buoni contatti nel settore, ma mi aspettavo di meglio”.
Un Vinitaly dunque, che chiude i battenti con qualche polemica e con la firma di un protocollo d’intesa siglato oggi tra Veronafiere e il Trade Development Council di Hong Kong (HKTDC), organizzatore dell’Hong Kong International Wine & Spirits Fair. La Sicilia ha invece chiuso con un positivo 10% di contatti commerciali e la soddisfazione di essersi presentata per una volta unita nella diversità di ogni sua Doc. Nel complesso però la crisi al Vinitaly si è sentita. Lo confermano un po’ tutti i produttori, che hanno visto concentrarsi la richiesta dei buyer sulle etichette con fascia di prezzo medio bassa.
Laura Di Trapani
Manuela Laiacona
Bianca Mazzinghi