IL PERSONAGGIO
Agronomo, nato in Val d’Aosta, ma oggi al lavora in dodici regioni della Penisola. “La Sicilia? Una terra piena di fascino. Ho investito sull’Etna perché credo molto nel suo successo”
Il giro d’Italia
di Curtaz
E’ nato in Val d’Aosta, gira l’Italia in lungo e in largo, ma scommette sull’Etna. Federico Curtaz, agronomo, quindici anni trascorsi in Gaja, poi una società di consulenza, oggi lavora in proprio girando per i suoli di tutta l’Italia e contribuendo alla nascita di grandi vini.
Sarebbe forse più facile elencare le regioni dove non lavora, visto che quelle in cui presta consulenza: sono 12 per un totale di circa trentatré aziende. Eppure tra tutti i territori, è la Sicilia ad attrarlo, in particolare l’Etna dove ha acquistato alcuni ettari e dove da alcuni anni è patron, insieme a Silvia Maestrelli, di Tenuta di Fessina.
“Il lavoro mi ha dato la fortuna di dover viaggiare molto, ma in ogni luogo io respiro un’aria diversa, emozioni differenti” spiega Curtaz. Gli abbiamo chiesto di raccontarcela quest’Italia del vino, tra vizi e virtù, tra grandi aspettative e cultura millenaria. E’ così che nasce una mappa dell’Italia che narra se stessa attraverso il vino di ogni regione.
Il Piemonte, la scuola
“E’ lì che ho imparato tutto di questo mestiere, ed è sicuramente la regione che conosco meglio in termini di suolo, perché ho lavorato in tutte le zone. I vini piemontesi sono un gesto di serietà, austeri, seri ed educati, sanno mantenersi a lungo e non deludono mai”.
L’Alto Adige, terra di sfide
“E’ la forza di aver conquistato la montagna, l’ostinazione contadina che strappa alla natura un immenso tesoro. I vini di quella terra sono longevi ed eleganti, ma sono il risultato di anni di sfide, sfide tra l’uomo e la natura”.
Il Veneto, la semplicità
“Credo che il Veneto abbia avuto il grande merito di non contraddirsi mai. I vini sono semplici, lineari e piacevolissimi, La loro bevibilità ne è una dimostrazione. Sia il Soave, che la Valpolicella sono zone dove le cose si fanno per bene, e come tutte le cose fatte bene, hanno successo. La semplicità è la chiave interpretativa dei vini veneti”.
La Liguria, terra di confine
“Non è altro che una lingua di terra, un nastro adesivo che unisce mare e monti. Ha dei suoli meravigliosi, varietà autoctone eccellenti e vini fini ed eleganti. Ha un solo difetto, è una terra pigra, pigra come la Maccaja, il vento caldo che spira in quelle zone. Lavorare la terra è un mestiere dove non può esistere la pigrizia. Ad ogni modo ha grandi potenzialità”.
L’Emilia Romagna, il vino popolare
“Qui si produce soprattutto Sangiovese, il vino della gente, del popolo, quello che si beve quando ci si diverte. E’ questo il loro punto di forza reale, anche se ancora non l’hanno capito. Avranno successo se sapranno giocare questa carta”.
Toscana, la bellezza persa negli specchi
“Una regione splendida, che produce vini interessantissimi ma che è un po’ troppo innamorata di se stessa per confrontarsi con altri territori. Ha costruito il suo successo sull’immagine ed oggi si è persa guardandosi allo specchio. Pecca insomma di narcisismo, ma potrebbe crescere molto di più, soprattutto se i produttori la gestissero meglio”.
Le Marche, lo show dei bianchi di domani
“E’ la terra del più grande vitigno bianco, il Verdicchio, ecco perchè dico che il grande futuro del bianco italiano è qui. Soprattutto Matelica, è una terra di vini importanti, longevi e che non hanno paura di invecchiare”.
Umbria, il cuore
“Ha un enorme potenziale. Sono piccole gocce di vino stillate da un cuore pulsante. Orvieto ed in generale tutta la zona nord a confine con la Toscana è un territorio che ci riserverà piccole grandi sorprese”.
Il Lazio, terra di ricostruzioni
“Se pensiamo che il Lazio è uno dei primi luoghi dove i romani hanno piantato la vigna, dovremmo solo pensare a ricostruire lentamente la qualità di quei vini. E’ necessario risalire riacquistando il potenziale che abbiamo perduto. La zona dei colli può dare molto in futuro”.
La Puglia, il mistero
“E’ una regione in fieri, un trampolino che non è stato ancora sfruttato. La Puglia è la terra del mistero, non ne è stato rivelato il potenziale. Tra l’altro, si vive molto bene da quelle parti”.
La Campania, la ricchezza da svelare
“I suoli campani, sono certamente la miniera per il futuro del vino italiano. Ho ragione a dire questo, perchè la genetica e la moltitudine di vitigni che possiede la Campania è davvero una ricchezza. Posso dire con certezza che ha tutte le carte per produrre grandi vini e forse ha anche in mano il futuro del vino italiano”.
Ed infine la Sicilia, il fascino
“Non posso spendere due parole per spiegare la Sicilia perchè è una terra speciale. Il mio rapporto con questa regione è cambiato nel tempo e oggi posso dire di non venire qui solo per il vino, sarebbe riduttivo. La Sicilia è molto di più, è un luogo in cui la natura si avverte molto, esattamente come nei paesi dell’emisfero australe. La luce e la qualità del terreno sono superiori. Qui si avverte una forza primordiale che ti attira a sé, ed è per questo che è stata terra di conquiste e di stratificazioni di civiltà. La Sicilia è il fascino a cui non resisto. E’ la profondità e la diversità sul volto di chi vi è nato, è qualcosa di superiore. Inoltre, è un continente a sè, perchè c’è molto differenza tra un suolo ed un altro.
Ecco spiegato come mai ho investito in prima persona sull’Etna, perchè credo molto nel successo di questa terra”.
Alla fine di questa carrellata, sorge spontanea la curiosità di sapere dove vivrebbe Federico Curtaz, tra tutte le regioni del vino italiano. E’ proprio lui allora a rivelarci “Vivrei per professione a Bordeaux, per passione in Campania, ma la verità è che mi piacerebbe accompagnare i turisti del vino in giro per l’Italia per trasmettere loro il fascino di ogni tipicità”. Insomma in nessun posto e ovunque.
Laura Di Trapani