L’INIZIATIVA
I detenuti del carcere di Siracusa producono amaretti e paste di mandorla in un laboratorio all’interno della casa circondariale. Utilizzati ingredienti locali o equo solidali
Dolci evasioni
Si inizia presto, alle sette del mattino, quando arriva il maestro d’arte. Si scelgono attentamente gli ingredienti: mandorle di Avola, zucchero, miele o, a seconda della produzione da fare, altri tipi di ingredienti, tutti biologici.
Ognuno si occupa di una cosa in particolare e seguendo le indicazioni del mastro pasticcere inizia a lavorare sino alle tredici ed anche più, se occorre fare qualche straordinario. Non è il solito luogo in cui si producono prelibatezze (ed in Sicilia ce ne sono parecchi). È un posto dove chi entra per la prima volta, oltre a veder fare ed assaporare tutta la bontà dei pasticcini prodotti, avverte subito tra i gesti e le parole di questi “dipendenti” del laboratorio un desiderio forte di camminare verso la legalità per costruirsi un futuro migliore.
Il laboratorio si trova infatti all’interno della casa circondariale di Siracusa, dove la cooperativa “L’Arcolaio”, nata nel 2003, produce i dolci che poi vende con il nome di “Dolci evasioni”. A raccontare la storia della cooperativa è il suo fondatore, Giovanni Romano. “Il nome innanzitutto, Arcolaio, – spiega Romano – si rifà a Gandhi che vedeva in questa macchina per filare il simbolo della costruzione di percorsi di legalità e di riscatto sociale attraverso il lavoro”. È così che anni fa si pensò di creare all’interno del carcere un panificio, per produrre un pane biologico. L’idea però non ebbe tanto successo e fu abbandonata, in quanto portare un prodotto fuori dalla struttura penitenziaria in tempi brevi non è facile ed inoltre c’era la limitazione data da un mercato strettamente locale. Così si pensò alla produzione di qualcosa da destinare ad un mercato un po’ più ampio, da raggiungere in tempi anche più lunghi. Nacque pertanto l’idea di un laboratorio dolciario che produce pasticcini, biscotti e latte di mandorla, tutti prodotti siciliani che rispettano una certa etica: ricorrendo dunque all’agricoltura biologica e per i prodotti non siciliani, come lo zucchero di canna, rifornendosi tramite la rete del commercio equo-solidale.
La struttura è abbastanza grande, circa 600 metri quadrati, e al suo interno si trovano diversi impianti ed attrezzature, tutte di proprietà dell’amministrazione penitenziaria che li ha concessi alla cooperativa in comodato d’uso: forte del resto è la sinergia che si è venuta a creare tra direzione, operatori penitenziari e cooperativa, tutti “testardamente” impegnati affinché il progetto pur tra mille difficoltà potesse andare avanti. Un laboratorio dunque particolare che ricorda un po’ il lavoro certosino con il quale le monache di clausura preparavano i dolci con la pasta di mandorla anche se qui ci tiene Romano a precisare non vi è nessun segreto. Innanzitutto gli operai imparano a turno le diverse operazioni da fare e così vengono a contatto con quelle conoscenze indispensabili per la preparazione dei biscotti o del latte di mandorla: le ricette sono alla portata di tutti così come le singole lavorazioni. Qui bisogna apprendere, del resto, al fine di poter poi utilizzare fuori il bagaglio delle conoscenze acquisite.
I detenuti che lavorano nel laboratorio inoltre ricevono anche uno stipendio in quanto viene applicato il contratto di lavoro nazionale delle cooperative sociali come aiuto pasticciere. Certo non sono tutti i detenuti della casa circondariale che lavorano all’interno di questo laboratorio ma coloro i quali sono interessati, che con la loro condotta si prestano a questo tipo di lavoro e che come ritenuto di concerto con la direzione del carcere possono trarre beneficio da un inserimento lavorativo. I risultati del resto ci sono stati e si possono anche notare: basta guardare gli occhi di coloro i quali con tanta cura preparano ogni giorno i dolcetti, sentirli parlare con quel entusiasmo e desiderio nel cuore di una vita nuova da condurre sulla via della legalità.
Gianna Bozzali