IL DIBATTITO
Attilio Scienza, ordinario di viticoltura all’Università di Milano, aderisce al progetto di una denominazione unica. “L’Igt non consente di tutelare la qualità”
“Doc Sicilia, ecco
perché va fatta”
“La Doc Sicilia va fatta ma bisogna tener conto le specificità territoriali dell’Isola”. Attilio Scienza, ordinario di Viticoltura all’Università di Milano, ma anche volto noto per chi bazzica nel mondo del vino in Sicilia, non esita a definirsi un “sostenitore della denominazione unica” ma al tempo stesso convinto che serva del tempo per portare a termine un progetto del genere.
“Deve essere preparata – spiega -, non si può fare all’istante. Serve una preparazione che dovrà tener conto della cooperazione che in Sicilia non va sottovalutata”.
Insomma Scienza chiede di dar più spazio alle cantine sociali che, per via delle esportazioni di vino sfuso poi imbottigliato come Igt Sicilia, rischia di diventare la parte lesa dall’introduzione di una Denominazione d’origine unica per tutta la regione. “È chiaro che l’Igt – continua il docente – non consente di tutelare la qualità perché, tra le altre cose, permette l’imbottigliamento anche all’estero. Chi fa i controlli? Dunque è essenziale la nascita di una Doc che possa avere una grande valenza comunicativa ed evocativa”. Serviranno, secondo le previsioni di Scienza, tre o quattro anni di preparazione e un investimento per le cantine sociali che dovranno essere pronte a recepirla. “Andrà fatto – dice l’esperto – un investimento sulle persone, sulle strutture, sulla comunicazione tenendo conto anche che la riforma Ocm prevede dei contributi per la comunicazione”.
Non va però perso un elemento importante in Sicilia: la territorialità. “Le attuali Doc – continua Scienza – dovranno diventare sottozone da indicare in etichetta. Per quanto riguarda il disciplinare, il mio parere è che non si tratta di un dogma, è semplicemente uno schema. In questa proposta si dovrà tenere conto dei pareri di sindacati, dei produttori, dei lavoratori, insomma delle diverse categorie in gioco”.
M. V.