La Sicilia a un bivio
Business, ecco qual è da 43 anni la parola d’ordine del Vinitaly, vetrina enologica più in vista in Italia e probabilmente anche nel resto del Vecchio continente. Numeri importanti, quelli di produttori, etichette, buyer e giornalisti che faranno da sfondo a cinque giorni di assaggi e strette di mano tra stand affollati, tappi e bicchieri, hostess e convegni, parole in libertà e lunghe attese per un taxi. Un mix che dovrebbe portare questa fetta significativa del sistema agroalimentare Italia a capire dove va il mercato. Sarà un’occasione per tastare il polso al vino siciliano in un momento particolarmente difficile. I venti di crisi – è inutile negarlo – soffiano anche su vigneti e cantine. In tempi di ristrettezze un prodotto edonistico come la bella e buona bottiglia di vino ne può risentire. Eppure mai come adesso – e sarà una beffa del destino – il momento è strategico per la Sicilia del vino. La nostra regione si presenta ancora una volta in grande forma. Lo dicono i numeri, le circa 250 aziende (lieve flessione rispetto allo scorso anno, ma la crisi probabilmente non c’entra). Ma non solo le cifre. Tra non molto esploderà la grande contraddizione di una regione – la nostra – che ancora oggi produce una quantità enorme di vino sfuso senza identità e con scarse probabilità di avere un futuro da una parte e tante cantine da anni proiettate nei mercati internazionali e con crescite record di fatturato negli ultimi anni da fare invidia al resto d’Italia dall’altra. La contraddizione esploderà perché proprio in queste settimane si parla della possibilità di varare la Doc Sicilia, un’unica Denominazione di origine controllata per tutto il territorio che di fatto dovrebbe impedire di imbottigliare vino fuori dalla nostra regione sfruttando il nome Sicilia che nel mondo del vino – ve lo assicuriamo – ha un forte appeal. C’è chi è contrario: piccoli produttori (che hanno già un definito legame col territorio per alcune Doc già affermate, vedi la Doc Etna) e grandi cantine sociali (che non imbottigliano e il cui unico business è rappresentato dalla vendita di vino sfuso che ancora oggi appetisce i trasformatori del Nord pronti a sfornare milioni di bottiglie col marchio Igt Sicilia). Non sappiamo come andrà a finire ma questo Vinitaly servirà a tracciare il prossimo futuro.
F. C.