Bottega del vino a Verona,
chiude un’icona
Una sciagura, una iattura assolutamente «da evitare». Reagisce così il ministro veneto dell’agricoltura, Giancarlo Galan, alla notizia della probabile chiusura della storica «Bottega del Vino», locale simbolo di Verona, un ristorante enoteca esistente dal 1890 (ma già nel ‘500 qui c’era un’osteria) che custodisce in cantina un patrimonio di migliaia di grandi bottiglie di vino. Da alcuni giorni, in piena stagione turistica, sulla porta della Bottega compare la scritta «chiuso per inventario», per lo stupore e il rammarico degli appassionati. In realtà alla base dello stop c’è una causa tra i due soci, Severino Barzan, lo storico patron, e Gianni Pascucci, che ha portato alla liquidazione della società che gestisce il locale. «La Bottega del vino chiude? Ma state scherzando?», afferma il ministro Galan, che sulla querelle tra i due soci aggiunge: «non conosco i termini della questione, ma è indubbio che questa notizia sia un’autentica sciagura culturale per Verona, una cosa davvero ignobile, una iattura che bisogna cercare di evitare in tutte le maniere. Voglio ancora avere fiducia e spero che ci sia un ripensamento, che non si arrivi a tanto». Questo locale, in effetti, ricorda il ministro, ha fatto molto per la cultura cittadina e, assieme al Vinitaly, per promuovere il vino italiano e veronese a livello internazionale. Galan ricorda ancora occasioni e incontri importanti ospitati alla Bottega del Vino di via Scudo di Francia. Come una cena con il premier Silvio Berlusconi sul finire degli anni Novanta. «Il Cavaliere aveva tutti i crismi per essere ritenuto un ospite illustre e per questo motivo Severino – racconta Galan – ci ha condotto in cantina, un autentico sancta santorum del vino. Io vado pazzo per l’Amarone e pasteggiammo a Quintarelli e Dal Forno, con bottiglie dal prezzo molto significativo. Al momento di pagare invitai un caro amico a presentarsi alla cassa… credo ci abbia messo anni a saldare il conto».
C.d.G.