IL VINO SICILIANO NEL MONDO
Il Giappone è il quinto Paese importatore di etichette in arrivo dall’Isola. I più richiesti? Sono i rossi e soprattutto il Nero d’Avola
Sayonara vino
Vino e territorio sono la carta vincente da cui parte la conquista del Giappone da parte del vino siciliano. Già, perché nella terra del Sol Levante il vino di Sicilia riscuote sempre un maggiore successo.
Buoni risultati legati soprattutto al valore evocativo unico che una bottiglia è in grado di trasmettere, con l’immagine di una terra affascinante in cui l’enogastronomia, l’arte, la cultura e il territorio sono in grado di fondersi dentro un calice. Nella speranza che i giapponesi, come è avvenuto in altri campi, sappiano essere più lungimiranti dei disfattisti di Sicilia, ancora una volta arriva la certezza che fare sistema è utile, anzi indispensabile. Sensazioni supportate dai numeri. Secondo i dati più recente di Coreras-Istat ed elaborati dall’Istituto regionale della Vite e del Vino, il Giappone è stato nel 2007 il quinto Paese di destinazione per quantità con 13.886 ettolitri (di cui circa undicimila di prodotto confezionato) dopo Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Svizzera, superando in soli dodici mesi mercati come quello canadese e quello francese ma settimo per valore di vino confezionato esportato con 4,9 milioni di euro (contro i 3,8 milioni dell’anno precedente). Numeri che fanno del Giappone un mercato non trascurabile tenendo conto che fino ai tempi della restaurazione Meiji (1868) quando il Giappone si aprì al mondo esterno dopo secoli di isolamento, il vino era sconosciuto nell’arcipelago nipponico. Da allora gli stranieri che giungevano su quelle coste cominciarono a importare bevande alcoliche “esotiche”, tra queste la birra é quella che sembra meglio corrispondere al gusto locale. Il vino ebbe minor successo e quasi fino all’indomani della seconda guerra mondiale il suo consumo fosse inesistente. Oggi le cose vanno meglio anche se si è assistito ad un declino da ricondurre soprattutto al rapporto qualità-prezzo in cui australiani e sudamericani fanno la parte del leone. Adesso nella capitale Tokyo è stato recentemente registrato un boom di inaugurazioni di ristoranti italiani, osservati e percepiti dai consumatori giapponesi come luoghi d’élite. Ed è qui che è possibile trovare le migliori etichette di vini siciliani. I più richiesti? Ancora una volta, come avviene nella non lontana Cina, sono i rossi come il Nero d’Avola. Non si abbinano bene al sushi ma sono validi ambasciatori della sicilianità nel Sol Levante, che fino a ora non andavano oltre la conoscenza del Chianti e prima ancora solo dell’uva da tavola. Per la Sicilia il vino è stato sicuramente il prodotto di traino in Giappone, seguito dalle arance rosse. E poi la Sicilia ha il punto di forza di essere già conosciuta dai giapponesi, così come avviene per la Toscana, che però è una regione già scoperta e abbastanza visitata.
Marco Volpe