IL DIBATTITO
Paolo Marzotto dice la sua sulla proposta di Assovini. “Sono d’accordo, però servono regole rigide per utilizzare solo le uve dell’Isola”
“Doc Sicilia?
Sì, ma…”
La proposta, inizialmente, non l’aveva del tutto entusiasmato. Poi Paolo Marzotto, patron di Baglio di Pianetto, nelle colline di Santa Cristina Gela, a quell’idea di creare una Doc Sicilia si è andato affezionando. Fino a condividerla.
Lui, che nel 1997 decise di intraprendere una nuova avventura proprio in Sicilia, all’idea che questa possa essere una terra di grandi vini ci crede ancora. Esattamente come ne era convinto undici anni fa.
Conte Marzotto, come la vede la proposta di Assovini?
“Mi sembra una soluzione auspicabile. Ci sono delle Doc che hanno un significato e rappresentano un territorio, per esempio la Doc Pantelleria, o quella del Moscato di Noto, o ancora il Marsala. Ma ci sono altre Doc poco conosciute che non sono state lanciate, difficili da identificare. Questo succede in Sicilia come in altre zone d’Italia. Per questo una Doc unica può essere importante. Ma va subito fatta una precisazione”.
Quale?
“Serve un collegamento, quello tra il vino e l’uva. Il vino di una Doc Sicilia dovrà essere fatto esclusivamente con uve siciliane e dovrà essere vinificato e imbottigliato nell’Isola. Quindi nel disciplinare che nascerà dovrà essere inserito un divieto della denominazione Sicilia per uve e vino sfuso esportati oltre lo Stretto”.
Però inizialmente non era d’accordo sulla proposta.
“All’inizio dicevo che una Doc Sicilia finiva per abbracciare un territorio troppo vasto, soprattutto quando ancora non si parlava delle sottozone, che permetteranno di mantenere le denominazioni locali. La trovavo inutile. Se però a questa denominazione corrisponde anche una protezione del vino prodotto in Sicilia, sono disposto a lasciare l’Igt per la Doc, usandola con saggezza”.
Più in generale, può dare un voto alla Sicilia del vino?
“Voti non ne do. Bisognerebbe confrontare la Sicilia con altre regioni ed è molto difficile farlo. I francesi non confrontano la Borgogna con il Bordolese, perché dovrei farlo io? Però posso dire che la Sicilia negli ultimi vent’anni ha fatto passi da gigante. Se confrontiamo i prodotti del 1988 con quelli del 2008 dobbiamo parlare di un’esplosione. Ma in mezzo a gente che si sta impegnando ci sono anche persone senza scrupoli che rischiano di fare del male all’intero sistema”.
Questo vale anche per il resto d’Italia. Gli esempi delle indagini in corso sulla Doc Montepulciano e sul Brunello sono sotto gli occhi di tutti.
“In tutti i mestieri ci sono truffatori che rovinano l’immagine del Paese. Quello che è successo con il Montepulciano avviene anche nel mondo della finanza, dell’edilizia e in altri settori. Il fatto è che nell’alimentare certi fatti emergono subito. L’Italia ha fatto molti progressi ma stiamo attraversando un periodo di grande difficoltà. Abbiamo dato l’impressione che si potessero fare speculazioni sul vino. Questo è stato un grave torto, la cui responsabilità è di tutto il settore vinicolo”.
M.V.